«Il governo Monti non ha nel suo Dna il Sud». Lapidario il giudizio del governatore della Campania Stefano Caldoro sull’esecutivo nazionale in merito alle politiche sul Mezzogiorno. Il presidente della giunta regionale inaugura il 2012 con un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Mattino”. «Stupido e iniquo» il Patto di stabilità, per Caldoro. Ma, di fronte all’annuncio del sindaco di Torino Piero Fassino che ha rivelato che non rispetterà il patto, il governatore frena: «Le regole vanno rispettate: noi lo abbiamo fatto e non accetteremo che si facciano sconti ad altri. Ma certamente il patto così com’è non funziona e va assolutamente rivisto. Soprattutto a tutela delle regioni meridionali. Si assiste al paradosso – ragiona Caldoro – che le regioni del Sud hanno a disposizione i fondi europei ma non possono spenderli proprio a causa dei vincoli del patto. E poi nella parte bassa dello Stivale si sta fronteggiando una crisi di liquidità senza precedenti rispetto alla quale occorre individuare immediate soluzioni». Ma è proprio il Mezzogiorno, secondo il governatore, il nodo cruciale da risolvere per far ripartire il Paese. «Solo il Sud può far crescere l’Italia – sostiene – perché ha ampi margini di competitività a partire dai servizi pubblici locali e può migliorare notevolmente le sue performance. Noi abbiamo già iniziato a dimostrarlo ottenendo risultati significativi sia sul piano di rientro della sanità che sul piano di stabilizzazione finanziaria». Poi una proposta per superare lo stallo: «Oggi molti comuni del Nord, come appunto Torino, hanno soldi in cassa ma non possono spenderli per i tetti del patto di stabilità. Viceversa le amministrazioni meridionali non posseggono le risorse di cui avrebbero bisogno per le spese obbligatorie. Questa situazione di stallo sta paralizzando l’economia mentre le imprese, che attendono di essere pagate ormai da molti mesi, rischiano di chiudere. Ecco, quindi, la mia provocazione: si istituisca un fondo di garanzia nazionale in cui concentrare, sotto la regia dello Stato, tutte le risorse che sono congelate proprio perché non possono essere investite altrimenti si violerebbe la legge. Si costituirebbe così una riserva di liquidità a cui attingere sulla base di una lista delle priorità, da una parte all’altra del Paese. Sarebbe una grande risposta del governo al Mezzogiorno e ai creditori che attendono con ansia un segnale da troppo tempo». Per il governatore, il bilancio dell’ultimo anno di governo della regione non può che essere positivo: «Per noi parlano i fatti. Quando ci siamo insediati tre grandi aziende – Fiat, Alenia e Fincantieri – avevano annunciato la chiusura dei loro stabilimenti. Oggi, a distanza di un anno e mezzo, le cose sono radicalmente cambiate e ciò è stato possibile con lo sforzo della Regione e grazie al prezioso contributo dei sindacati: a Pomigliano la Fiat ha investito 700 milioni di euro realizzando un impianto che ci ha reso primi nel mondo in tecnologia; con Alenia abbiamo rilanciato la Campania nel settore dell’aviazione civile; Fincantieri, tra mille difficoltà, sta invece ripartendo con le prime commesse. Così, tra diretto e indotto, siamo riusciti a tutelare 40mila posti di lavoro». Sulla pressione fiscale che grava sulle spalle dei cittadini campani Caldoro fa una promessa: «Siamo partiti da un deficit della sanità che sfiorava gli 800 milioni di euro. In un anno e mezzo siamo scesi a 250 milioni e contiamo di abbattere l’indebitamento di un ulteriore 50 per cento. Se ci riusciremo, e io sono fiducioso che ciò accadrà, potremo finalmente ridurre le addizionali Irap e Irpef come promesso». Soddisfazione sul clima di dialogo instauratosi tra maggioranza e opposizione durante la discussione sulla Finanziaria. «In aula si è creato un clima di confronto e responsabilità istituzionale che ho molto apprezzato. Basti pensare che l’opposizione, pur votando contro, ha espresso parere favorevole su oltre il 50 per cento degli articoli della Finanziaria. Ciò ha prodotto risultati significativi soprattutto in termini di risposte ai bisogni delle fasce deboli. Con gli introiti derivanti dall’aumento del bollo auto si è compensato il fondo sociale che era stato totalmente azzerato dal governo nazionale; è stato inoltre istituito, d’intesa con le parti sociali, un fondo destinato alle crisi occupazionali. Abbiamo recuperato risorse preziose riducendo i costi della politica e riorganizzando la macchina amministrativa. Abbiamo, insomma, tolto soldi al palazzo per destinarli alle famiglie e ai più deboli». Infine, l’augurio ai cittadini campani per il nuovo anno è «di essere ottimisti perché possiamo e dobbiamo uscire da una crisi durissima e ancora lunga. Ora è il momento di contribuire ai necessari cambiamenti, alla grande stagione di riforme, per lasciarci alle spalle le difficoltà e ripartire con nuovo slancio».
Antonio Averaimo