Nuovo disco in uscita, intervista al musicista Vittorio Mezza

Cosa ti ha spinto a produrre un disco in piano solo?

Il piano solo rappresenta un momento di riflessione, una ricerca-sfida prima con se stessi e poi con lo strumento, dunque Life Process è un disco un po’ più ‘personale’ rispetto agli altri e vuole cristallizzare – in un’accezione certamente positiva – l’equilibrio di un lungo e duraturo rapporto col pianoforte e, più in generale, con la musica – cosa tra l’altro non scontata nell’esasperato contesto attuale. 2.

Quanto c’è della tua terra nel tuo fraseggio?

Direi tanto, poiché il suono di un musicista, per quanto possa essere compenetrato, filtrato e globalizzato, oggi, racchiude sempre una matrice, un senso che non dimentica mai totalmente le proprie origini e soprattutto i propri ricordi – nel mio caso il Sud. E quando mi capita di ascoltare musicisti di questa o quell’area (in Italia), mi accorgo che questo discorso non è del tutto privo di fondamenta – questo avviene, ad esempio, anche con alcuni musicisti della storia del jazz, di cui si può percepirne l’africanità piuttosto che un suono più smooth.

Qual è il musicista italiano che ti ha ispirato di più?

Mi piace molto tutta la musica, non ho un riferimento in particolare, ho cercato di ascoltare ciò che mi interessava di più, dalla musica classica al rock, al jazz all’improvvisazione – anche  quella totale. Parlando di italiani, ricordo da bambino artisti come Battiato, Celentano, Dalla etc. etc. – in questo caso sono stato sempre un po’ più attratto dalle parti strumentali delle canzoni che dai testi stessi – e, inequivocabilmente, le migliaia di colonne sonore ‘assorbite’ dai film più disparati.

Quanto ti senti influenzato da pianisti moderni come Brad Meldhau o Fred Hersch?

Debbo dire innanzitutto che hai centrato pienamente un’idea di suono del pianismo moderno che accomuna molto i due artisti bianchi. Ho conosciuto personalmente entrambi, il primo qui a Roma nel 2005 e il secondo a New York al Village Vanguard nell’estate del 2009. La loro influenza è certamente palpabile poiché anch’io ho studiato musica classica e ho cercato di utilizzare la tecnica e il bagaglio accumulato negli anni nel fraseggio e nello sviluppo del mio linguaggio improvvisativo, cercando di estenderne i confini ad altre musiche. Sono musicisti straordinari perché sanno svincolarsi dal materiale di partenza in maniera estremamente personale mantenendo sempre un filo con la più alta tradizione jazzistica: in Hersch echeggia il sommo Bill Evans e una grandissima apertura alla musica moderna, in Meldhau sento un suono di cristallo appoggiato da un’incontenibile tecnica strumentale e la ricerca di un repertorio che spazia tra musica classica e pop, rock etc. etc. (ricordo ad esempio che a Roma interpretò un’interessante rivisitazione di un brano dei Nirvana).

Nel tuo disco suoni una straordinaria versione di Quando di Pino Daniele, cosa ti ha portato a scegliere questo pezzo?

Grazie per i complimenti. Pino Daniele è un’artista che ho sempre stimato tantissimo, forse più di tutti. Ricordo con emozione la prima volta che ascoltai Quando – circa vent’anni fa, ero adolescente – durante il film di Massimo Troisi, personaggio anch’egli straordinario, a mio avviso soprattutto riguardandolo oggi. Può sembrare strano ma da allora non ho mai cercato di suonare il brano, se non in procinto di registrarlo, forse perché ero stato rapito dalla sua magia – perfetta fusione di elementi melodico-armonico-timbrici con le immagini – e perché, inconsciamente, sentivo che doveva ancora maturare in me il momento giusto per rivisitarlo. Dunque ho cercato di rispettarne la nuda bellezza germinale come trampolino di lancio per lo sviluppo improvvisativo.

Vincenzo Mirabella

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano
Condividi
PrecedenteLecce – Napoli, la rincorsa al terzo posto passa da qui. Ecco le probabili formazioni!
SuccessivoCastellammare: ordinanza del sindaco contro furti cartoni e imballaggi: danno da 150mila euro
IGV News
Il giornale “il Gazzettino vesuviano”, fondato nel 1971 da Pasquale Cirillo e attualmente diretto da Gennaro Cirillo, si interessa principalmente delle tematiche legate al territorio vesuviano e campano; dalla politica locale e regionale, a quella cultura che fonda le proprie radici nelle tradizioni ed è alla base delle tante associazioni e realtà che operano sul territorio. Siamo impegnati a garantire la massima qualità e la massima integrità nel nostro lavoro giornalistico. Ci impegniamo a mantenere alti standard etici e professionali, evitando qualsiasi conflitto di interesse che possa compromettere la nostra indipendenza e la nostra imparzialità. Il nostro obiettivo è quello di fornire ai nostri lettori notizie e informazioni affidabili su una vasta gamma di argomenti, dalle notizie di attualità ai reportage approfonditi, dalle recensioni ai commenti e alle opinioni. Siamo aperti a suggerimenti e proposte dai nostri lettori, e ci impegniamo a mantenere un dialogo aperto e costruttivo con la nostra community.