E’ stato visto nel Santuario di Pompei (Napoli), forse entrato per pregare un’ultima volta, prima di uccidersi. E’ quanto raccontano alcuni parcheggiatori che spiegano di aver visto Arcangelo Arpino pochi attimi prima della sua decisione di spararsi alla testa. ”Aveva con se una cartellina con dei documenti”, riferisce uno degli addetti alla sosta ancora sotto choc per quanto avvenuto. Altre fonti parlano di un portatile lasciato in auto dove probabilmente ha lasciato in forma digitale le sue ultime parole alla famiglia. Sul posto ci sono i carabinieri che stanno approfondendo i particolari di quanto avvenuto. Da poco il corpo di Arpino è stato trasportato all’obitorio dell’ospedale di Castellammare. Nei pressi del parcheggio altre forze dell’ordine a presidiare il luogo del suicidio in attesa del pm di turno.
Sgomento e rabbia. Queste le emozioni che ha provato Flora Beneduce nell’apprendere la notizia della morte di Arcangelo Arpino, imprenditore di Vico Equense. L’uomo, padre di tre figli, si è tolto la vita alle tre del pomeriggio, a Pompei, nel parcheggio del santuario. Con una pistola calibro 7.65, regolarmente detenuta, ha deciso di porre fine alle tribolazioni legate alla sua attività. Infatti, il 63enne avrebbe ricevuto delle cartelle esattoriali da Equitalia. Alle difficoltà economiche non ha trovato altra via risolutiva, se non il suicidio, lucido e calcolato, accompagnato da una lettera di scuse ai familiari.
“Credo che questa morte sia sangue che macchia azioni di governo esasperanti e non sufficienti – dice Flora Beneduce -. È ora che si rifletta su quanto sta accadendo, sul sacrificio economico e umano che si esige dai cittadini. Questi suicidi dovrebbero aiutarci a scegliere strade che non si limitino ad un aumento spasmodico delle tasse, ma che, invece, diano seconde chance per crescere e guardare al futuro. Abbraccio i familiari e porto nel cuore l’immenso dolore di una vita che sceglie di spegnersi”.