Ombre della camorra sulla Festa dei Gigli di Nola. E’ quanto si evince dalla denuncia fatta qualche giorno fa da Don Aniello Manganiello, ex parroco di Scampia e da sempre in prima linea nella lotta per la legalità. Don Manganiello, non un prete della Chiesa di Nola ma un religioso guanelliano che ha ricevuto il permesso, dai suoi superiori, di risiedere momentaneamente nel comune di origine, Faibano di Camposano, avrebbe chiesto di vietare le feste patronali, in gran parte gestite dalla camorra. Una sottoscrizione per bloccare innanzitutto la Festa dei Gigli di Nola, che secondo Don Manganiello, “sarebbe gestita dai clan e sostenuta da una sottocultura violenta che nulla ha a che fare con la autentica religiosità”. “È una festa pagana – ha affermato Don Manganiello nei giorni scorsi ad importanti organi di stampa nazionali – si richiama a San Paolino ma di religiosità non c’è neppure l’ombra. C’è, invece, l’ombra di interessi criminali, e per questo chiediamo al vescovo di Nola di abolire la festa dei Gigli. Ci sono organizzatori in mano alla camorra, e in nome di San Paolino vengono raccolti soldi che poi finiscono ai clan. Tutto questo è immorale. Preoccupante è l’infiltrazione camorrista anche nelle associazioni che si definiscono religiose. Non tutte sono state conquistate dai clan, ma nell’hinterland napoletano è invece la camorra che gestisce, quasi sempre, questo infame traffico costruito sui sentimenti di fede e di pietà della gente». Pronta la risposta del Vescovo di Nola, Beniamino Depalma attraverso un comunicato diramato dal sito della diocesi paoliniana. «Il disorientamento – ha affermato il Vescovo Depalma – provocato nei cittadini dalle parole di don Aniello Manganiello, mi spinge ad intervenire non solo per affermare la distanza della Festa dei Gigli di Nola da logiche di gestione camorristiche ma soprattutto per testimoniare la ferma volontà della Chiesa di Nola, come di quella Campana, di lavorare per educare le coscienze a scelte di vita rispettose della convivenza civile e, per quanti, attraverso la devozione ai Santi testimoniano la fede in Cristo, rispettose della verità evangelica. Non può esistere una Chiesa di frontiera come non possono esistere preti anticamorra: la Chiesa, con i suoi preti e i suoi laici, non alza barricate, allarga le braccia per accogliere tutti, anche i camorristi, perché possano ricevere una testimonianza di salvezza e di possibilità di cambiamento. Con le sue parole, Don Manganiello ha provocato sgomento e meraviglia in me e in tanti che spinti da una fede autentica lavorano ogni anno perché la Festa dei Gigli di Nola sia segno di solidarietà, fratellanza, civiltà, cultura, in poche parole sia segno della scelta fatta da S.Paolino: Cristo e la testimonianza del Vangelo. Non nego che purtroppo questa nostra terra sia inquinata da logiche di malaffare che possono contaminare anche i luoghi in cui viene vissuta la religiosità: ma non posso condividere l’accusa generalizzata verso un intero popolo, verso un’intera città che attraverso la Festa vuole ogni anno ripromettersi di essere migliore. Non posso condividere perché di quel popolo fanno parte soprattutto i giovani di questa terra che hanno bisogno di proposte positive, di segni di speranza e non di profeti di sventura o amanti del catastrofismo. Tutti, specialmente quando si tratta di preti, hanno il dovere di una seria informazione e di un confronto con le istituzioni che rappresentano». Con il Vescovo, si è schierato anche il parlamentare Paolo Russo, originario del nolano, che sul suo profilo facebook così commenta l’iniziativa di Don Manganiello: “Giù le mani dalla Festa dei Gigli di Nola! A Nola c’è la camorra? Certo che sì. C’è a Nola come a Napoli ed a Milano. Nessuno però si è mai sognato di abolire le partite del Napoli o di chiudere il teatro alla Scala. Insieme ancor più forti nel difendere le nostre tradizioni dalla camorra e da chi non sa di cosa parla!”. Nonostante l’iniziativa di Don Manganiello, nella città paoliniana vanno avanti le preparazioni per l’imminente ballata del 24 Giugno.
Pasquale Annunziata