Volla, Puc: analisi di un fallimento

L’amministrazione di centrodestra, nettamente battuta durante l’ultima consultazione della scorsa primavera, lo aveva voluto con forza, realizzato ed adottato, ma con una sentenza, la n° 3871/2012, il Tribunale Amministrativo regionale della Campania ha dichiarato decaduto il Piano Urbanistico comunale che da due anni era in attesa di essere approvato dall’Ufficio Tecnico provinciale.
L’ex sindaco Salvatore Ricci, fino all’ultimo, si è detto sicuro della bontà e della trasparenza dello strumento urbanistico realizzato dall’ing. Ferrigni. Ricci, inoltre, ha dichiarando in più occasioni che quanto presentato in Provincia non era altro che il piano già progettato dalle amministrazioni di centrosinistra che avevano appunto dato incarico proprio a Ferrigni di studiare e progettare la nuova Volla, almeno per quel che riguarda l’aspetto urbanistico.
E’ pure vero che il sospetto di aver rasentato di incappare in procedure illecite c’era, di aver forzato la mano in alcune scelte da parte dell’amministrazione e dell’allora assessore all’urbanistica Sergio Wirz, ma sembrano essere state “forzature”, tutto sommato, sicuramente non dannose per il bene della comunità e comunque capaci di far scattare le norme di salvaguardia che avrebbero permesso di chiudere e presentare il tanto atteso Piano Urbanistico.
Ebbene la lunga storia del Puc vollese ha visto opposti per più di un anno e mezzo l’amministrazione Ricci e gli uffici provinciali. In tutto questo, contrariamente a quanto ci si aspettava, nessun intervento della politica, di quel Giggino Cesaro apparentemente tanto amico del suo consigliere provinciale, e sindaco di Volla, Salvatore Ricci, o meglio “Riccio” come di solito il caro Giggino lo chiama. E hai voglia a dirglielo che quella “o” finale proprio non c’è. Per Giggino Cesaro il sindaco “Riccio” avrebbe guidato il paese vesuviano per altri cinque anni. Così non è stato. Il Puc non è ritornato a Volla e la sinistra ha avuto elettoralmente ragione, contando su tanti voti, molti dei quali di tanti cittadini che ancora oggi non hanno compreso il tranello in cui Ricci era caduto. Queste parole non vogliono giustificare la sconfitta del centrodestra vollese, che ha fatto di tutto, del resto, per meritarsela, ne vogliono giustificare un Salvatore Ricci che in cinque anni non ha saputo comunicare con i suoi concittadini, chiarendo i fatti, ma ha preferito restare immobile, indifferente agli attacchi di opposizione e di parte della stampa, convito che tirando “il coniglio dal cappello” al momento giusto avrebbe avuto comunque avuto ragione nell’agone elettorale.
Voglio solo sottolineare che una occasione, comunque, andrebbe perduta in caso di conferma della sentenza del Tar senza una convinta opposizione del neo sindaco Guadagno.
È vero che quest’ultimo ha detto peste è corna del Puc di Ferrigni in campagna elettorale, ma già subito dopo il suo insediamento ci aveva dichiarato che avrebbe intensificato la sua attenzione e quella degli uffici comunali preposti per portare il Piano Urbanistico comunale a Volla. È vero che in consiglio provinciale il suo rappresentante di riferimento, il sindaco di San Sebastiano, Giuseppe Capasso ha provato in più occasioni di mettere in cattiva luce il progetto presentato da Volla, attaccando il diretto avversario per le provinciali e smuovendo tutto lo smuovibile per ostacolare l’iter di approvazione del Puc vollese. Ma oggi, come dice la nuova amministrazione di centrosinistra, bisogna avere il coraggio di essere liberi. Liberi da legami politici, da accordi, liberi dai piani studiati a tavolino per una campagna elettorale vincente e, responsabilmente, operare per il bene di “tutti” i cittadini vollesi, per i “migliori” e per gli “ultimi” perché questa bocciatura sarebbe la bocciatura di tutta la politica vollese degli ultimi quindici anni, nessuno escluso.
Il problema è uno e non è per nulla una novità e si chiama decreto “Sviluppo Italia” approvato dal Governo Berlusconi.
A dire il vero in paese già da tempo, in tanti ne parlano. La vera cementificazione di Volla può avvenire solo adesso e solo con il decreto “Sviluppo Italia”. Senza uno strumento che ne regoli e limiti una crescita, in ogni caso, pianificata, il cemento potrebbe scorrere liberamente sotto la bandiera della legalità garantita dal decreto.
Con questa sentenza che lascia decadere il Puc gli unici a pagarne veramente il danno saranno gli “ultimi”, proprio quelli tanto cari alla sinistra.
Saranno penalizzate le reali esigenze dei piccoli proprietari e delle famiglie lasciando intatti gli interessi di quei “migliori” che muovono le grosse economie con ancora più grossi profitti.
Lo “Sviluppo Italia”, per capirci, dà la possibilità ai proprietari di manufatti industriali di convertirli in civili abitazioni. Questi potranno operare in deroga alle regole urbanistiche in assenza di norme di salvaguardia, le quali scattate in attesa di approvazione definitiva del Puc che poi, una volta approvato, avrebbe regolato l’attività edilizia, con la sentenza del Tribunale Amministrativo campano decadono automaticamente. Tutto questo darebbe il via libera principalmente a speculatori ed affaristi senza scrupoli, lasciando con un palmo di naso quegli “ultimi” che, in presenza di uno strumento per la regolamentazione della materia, avevano potuto sistemare la casa, dare la possibilità ad un figlio di sposarsi, soddisfare quelle esigenze abitative che nulla hanno a che spartire con la speculazione edilizia e con gli affari a “buon mercato”.
Ora l’amministrazione sembra perplessa e dice di essere a lavoro per studiare ed abbracciare il “minor male” per il paese.
Il ricorso va fatto! Non c’è verso migliore per dare un futuro alla città evitando di rendersi complici di un vero e proprio piano di invasione silenziosa e ben progettata. È ora di cacciare gli attributi e di essere “Liberi”.

Gennaro Cirillo

 

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