Dopo gli arresti eccellenti effettuati a Ercolano dalla DIA (direzione investigativa antimafia) il sistema camorristico indigeno sembrerebbe di fatto annientato. Con il pentimento di pezzi da novanta della mala locale come Giovanni Durantini ( alias Boninsegna e capo indiscusso di Pugliano ) e Agostino Sgarrone (killer e luogotenente del clan Birra) si starebbero ricostruendo scenari criminali e alleanze storiche tra fazioni malavitose che nel corso degli anni hanno lastricato di sangue una città dove sovente a dettar legge era la logica cinica e spietata della camorra. “ Non bisogna però abbassare la guardia – aveva ammonito Tano Grasso in una recente visita a Ercolano – ma al contrario comprendere da subito che si è vinta una battaglia non la guerra. Il sistema malavitoso è spesso talmente radicato nell’humus di una comunità da richiedere anni e anni di duro lavoro , investigativo e repressivo, per poter raggiungere risultati duraturi. Massima attenzione alla formazione delle nuove leve , dei giovanissimi da sempre prede ambite da chi della violenza efferata ha fatto per interesse personale ragione di vita”. Oggi a Ercolano la gente teme che da altri paesi confinanti potenti clan tentino la “conquista” di un ‘area di fatto ad oggi orfana ancora scioccata da lunghe parentesi storiche di agguati mortali e regolamenti di conti tra bande . Si teme in sostanza che questa apparente tregua possa essere il preludio di una nuova stagione malavitosa : forti le alleanze in passato, come emerso dagli atti processuali e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra i clan Ascione- Papale e Birra-Iacomino con i Gionta di Torre Annunziata, con i Falanga di Torre del Greco e addirittura con una falange dei Casalesi da sempre attivissimi per potenziale bellico e risorse economiche sull’intero territorio campano. Le forze dell’ordine monitorizzano senza sosta Ercolano testimoniando in modo inequivocabile la presenza dello Stato all’interno di un centro urbano per decenni ostaggio della paura e dell’omertoso silenzio. Spavaldi, violenti e spesso cocainomani i boss di Ercolano si aggiravano armi alla mano su potenti moto o all’interno di auto blindate lungo le principali arterie cittadine imponendo il pizzo e terrorizzando gli onesti contribuenti. Oggi grazie all’opera instancabile delle associazioni di volontariato, delle forze di Polizia e della Magistratura Ercolano sembra finalmente tornata alla “normalità”.
Alfonso Maria Liguori