E’ polemica a Ercolano per l’assenza di adeguati servizi ricettivi destinati ai turisti che scelgono la località campana quale meta del proprio tour archeologico. Sono decenni che nell’aula consiliare si discute di innovazione del settore turistico, di investimenti imprenditoriali sistematicamente poi osteggiati dal governo locale: troppa la burocrazia e i vincoli legati alla posizione di Ercolano nella cosiddetta “zona rossa” (ovvero ad alto rischio sismico derivante dall’attività vulcanica del Vesuvio) per invogliare le industrie a investire su un territorio dalle potenzialità incommensurabili sistematicamente inespresse in buona parte per incapacità amministrative. “Tentiamo in tutti i modi – ha dichiarato una delegazione di ristoratori – di soddisfare i visitatori con estro e professionalità ma siamo veramente soli: chiacchiere, polemiche inutili e continui ostacoli burocratici, solo questo il governo locale offre a chi ha avuto il coraggio di restare e investire a Ercolano. Basti osservare il penoso stato di conservazione di Corso Resina dove persino i bus faticano a transitare a causa della continua presenza di auto in sosta selvaggia per comprendere la portata di un disservizio dalle capacità distruttive inimmaginabili. Di questo passo saremo costretti a trasferire altrove le nostre attività testimoniando il fallimento di esercizi ed imprese centenarie alle nuove leve ercolanesi che già da tempo ormai cercano in altre regioni quel minimo di vivibilità che Ercolano non è masi stata in grado di offrirgli”. La comunità è esasperata: complice la forte recessione economica in atto a livello europeo a Ercolano si vegeta nell’attesa di non si sa quale intervento risolutore o miracolo “politico”. Ma Roma è “troppo distante” dalla cittadina degli scavi per degnare la stessa di attenzione: in sintesi la società civile definisce ormai Ercolano quale “figlia splendida di una sciagurata e cinica madre”.
Alfonso Maria Liguori