Non s’arresta il malcontento dei dipendenti delle ditta abatese “Igiene Urbana”. Altra manifestazione pacifica. Gli operatori ecologici sono scesi nuovamente in piazza per protestare contro una situazione che si trascina ormai da tempo. “Solo doveri, niente diritti”: questa una delle frasi riportate sul volantino diffuso dai dipendenti in protesta. I motivi delle rimostranze dei 56 operai rimangono pressochè invariati rispetto ai mesi scorsi. Una serie di omissioni, compiute dalla ditta Igiene Urbana, rimangono nel mirino delle rimostranze. La società di S.Antonio Abate che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti su Pompei, e in numerosi altri comuni vesuviani, paga con forte ritardo e spesso con piccoli anticipi, gli stipendi ai propri dipendenti. E pare che questo non sia l’unico problema. Ci sarebbero numerose altre anomalie, opportunamente segnalate dai manifestanti. Da quattro anni non vengono versati i contributi al fondo prevvidenziale “Previambiente”, nonostante essi vengano regolarmente trattenuti in busta paga. Le Organizzazioni Sindacali di Categoria non incassano i contributi che spetterebbero loro. Le quote di cessione del quinto dello stipendio vengono trattenute in busta paga ma mai versate alle banche e/o istituti finanziari. Ciò crea gravi conseguenze per i lavoratori. E perfino i tickets per la mensa non vengono distribuiti con regolarità e, soprattutto, per tempo. Una lista di mancanze che grava, come un macigno, sull’opearto della ditta “Igiene Urbana”. Ma gli operai ne hanno anche per l’amministarzione comunale pompeiana. Anch’essa, a sentire i dipendenti, avrebbe le sue colpe in questa storia infinita. L’Igiene Urbana rivendica dal Comune di Pompei circa 800mila euro per costi anticipati e mai bonificati all’azienda. La società abatese, inoltre, chiede al Comune circa 35mila euro in più al mese per adeguamento di canone per vario titolo (Istat, aumenti contrattuali e costi di discarica).
Aumenti riconosciuti dall’Ente Comunale dal 01/01/2013 ma mai versati. Infine, l’ “Igiene Urbana” attende ancora il versamento del canone del mese di marzo 2013. Una serie di motivazioni, dunque, ampiamente argomentate dai dipendenti, sono alla base delle rimostranze degli stessi. Un situazione grave e incresciosa, per la quale i netturbini hanno concluso il loro manifesto di protesta, affermando quanto segue : “ci sarebbero tutti i presupposti per una rescissione del contratto, ma il Comune tace. E quando parla, straparla. Le ragioni per le quali il Comune è così moribondo nei confronti della ditta Igiene Urbana, sono misteriose e vengono da lontano”. Una vera e propria odissea quella vissuta dai 56 operai. Una storia infinita logorante. “Noi dobbiamo solo lavorare e vedere negati i nostri diritti!” Questa la frase ricorrente fra gli operai bisfrattati. E’ in questo clima di confusione e disagi, ancora si fatica a raggiungere un accordo fra le parti per una risoluzione definitiva della questione. E, a farne le spese, i dipendenti e le loro famiglie, alle prese con le difficoltà di sbracare il lunario.
Marianna Di Paolo