Era a casa della sorella il pentito di camorra Pietro Esposito, catturato dalla polizia nella zona di Forlì. In particolare l’uomo è stato bloccato in una località della zona. Gli agenti lo hanno notato mentre si aggirava nei pressi di un bed and breakfast. Hanno così ipotizzato che potesse soggiornare nella struttura ma poi è emerso che era dalla sorella. Dell’arresto è stato subito informato il procuratore capo di Forlì Sergio Sottani.
Secondo quanto si è appreso Esposito si sarebbe rifugiato dalla sorella subito dopo ottenuto il permesso di uscita dal carcere San Donato di Pescara. L’uomo non avrebbe opposto resistenza. Ora si trova nella casa circondariale di Forlì e, almeno per ora, non si parla di un rientro immediato a Pescara. Il capo della squadra mobile di Pescara, Pierfrancesco Muriana, ha ricevuto una telefonata dal ministero.
Pietro Esposito, 47enne e’ accusato di due omicidi – fra cui quello della 22enne Gelsomina Verde, avvenuto nel 2004. L’uomo, sabato scorso, dopo aver usufruito di un permesso premio di poche ore, non aveva fatto rientro nella casa circondariale S. Donato di Pescara. Le indagini, coordinate dalla Squadra Mobile della Questura adriatica, sono state estese sin dalle prime ore anche fuori Abruzzo. Alle ricerche di Esposito, che già in passato aveva usufruito di permessi, hanno partecipato diverse decine di uomini di polizia, carabinieri e penitenziaria. La foto segnaletica è stata girata a tutte le Questure d’Italia e i Comandi dell’Arma.
È stata avviata, come da prassi, un’indagine interna al carcere di Pescara, per accertare se vi siano state condotte o fattispecie di reato nella vicenda dell’ evasione del pentito di camorra Pietro Esposito, che sabato scorso non era rientrato nel penitenziario dopo un permesso premio di otto ore e che oggi è stato rintracciato a Forlì. A valutare agevolazioni come i permessi per i detenuti è un’ equipe di osservazione interna al carcere, composta da educatori, assistenti sociali e medici, che osservano lo stato sociale, ovvero il comportamento, del detenuto all’interno della struttura penitenziaria. La valutazione viene poi rimessa al magistrato di sorveglianza, cui spetta l’ultima parola sull’ eventuale permesso.(ANSA)