Un Martelli fiume ripercorre la storia della prima repubblica italiana. E lo fa nell’avvicente autobiografia edita da Bompiani intitolata “Ricordati di Vivere”. Debutto pompeiano per una delle opere che sta riscuotendo fiumi di consensi dalla critica nazionale ed estera.
La presentazione del libro è avvenuta martedì 11 febbraio, presso l’hotel Amitrano. A discutere con l’autore, il giornalista Carlo Manfredi, fondatore dell’associazione “Pompei è cultura”.
Alla presenza di un folto pubblico, l’ex Guardiasigilli ha ripercorso le tappe salienti di un Italia che fu, quella della prima repubblica. Per circa un’ora, Martelli si è abbandonato al racconto di una sequela di episodi e fatti spaziando dallo spaesamento di un giovane che diventa riformista in pieno ’68 agli incarichi politici da esso ricoperti; dal caso Aldo Moro all’epopea socialista degli anni ’80; dalla stagione delle grandi indagini giudiziare al crollo della prima repubblica.
La dimensione pubblica incontra magistralmente quella più privata dei sentimenti, delle emozioni. E il risultato è una scrittura appassionata il cui filo rosso è l’amicizia con Bettino Craxi e Giovanni Falcone.
Ma c’è posto anche per tanti altri protagonisti indiscussi della vecchia politica estera ed italiana. Nelle 600 pagine lampeggiano i profili di: Francois Mitterand, Willy Brandt, Enrico Berlinguer, Giulio Andreotti, Aldo Moro, Ciriaco De Mita, Marco Pannella.
Particolarmente emozionante, nel corso della presentazione, il ricordo del magistrato Falcone. L’On. Martelli ha ripercorso le tappe salienti degli ultimi mesi di vita di colui che arrivò ad essere il giudice più famoso al mondo, indagando sui traffici di quella che in Sicilia, come a New York, è conosciuta come “cosa nostra”.
Memorie di fine secolo delle quali Martelli ha racconto intenzioni e responsabilità illustrando le grandezze ma anche le miserie della prima repubblica italiana. Un passato recente sul quale l’ex ministro di Grazia e Giustizia cerca di gettare una nuova luce. L’obiettivo è quello di ricercare le cause di una crisi politica che non ci abbandona ormai da diversi anni, forse troppi.
Marianna Di Paolo