Dopo le ultime rivelazioni dei pentiti echeggia sinistra a Ercolano l’ombra di clan esterni al perimetro cittadino. Accordi eccellenti con sodalizi criminali di Torre Annunziata e Napoli emergerebbero dai racconti di gole profonde “eccellenti”, di ex pezzi da novanta di un sistema criminale che ha per decenni tenuto sotto scacco il paese.
Giovanni Durantini (Boninsegna), capo dell’omonimo clan, il fratello Marco, i fratelli Savino (vuoti a perdere) tanti camorristi patentati oggi testimoni di efferati delitti e fenomeni estorsivi dai risvolti drammatici per l’economia locale. Proprio l’indebolimento causato dagli arresti, dai pentimenti e dai maxi sequestri effettuati dalle forze dell’ordine ai danni dei clan potrebbe favorire le mire espansionistiche di potenti gruppi mafiosi storicamente operanti in paesi confinanti.
Si pensa ai Vollaro di Portici e ai Mazzarella di San Giovanni a Teduccio la cui leadership camorristica si estende, più o meno direttamente, su buona parte di Napoli.
L’usura: questa l’attività principale della camorra “next generation” che attraverso società di comodo e talpe all’interno di finanziarie autorizzate o banche dirotterebbe le ignare vittime su mercati di prestito paralleli i cui tassi di interesse si aggirerebbero persino sul 200%. Poche garanzie da offrire (apparentemente) per avere soldi e subito: poco conta che poi per riavere quel denaro si sia pronti a uccidere o a vessare la vittima senza pietà spogliandola di qualsiasi bene. Ecco come per un debito contratto con la malavita di poche migliaia di euro si possa ben presto essere costretti a cedere proprietà per centinaia di milioni del vecchio conio.
Lo stesso Tano Grasso in visita a Ercolano nel lodare i successi ottenuti dall’associazione antiracket aveva invitato i cittadini a non abbassare la guardia dinanzi ad un nemico che può sembrare spesso annientato ma che purtroppo possiede capacità rigenerative spaventose complice l’ignoranza e la scarsa occupazione endemiche nelle nostre comunità.
Alfonso Maria Liguori