Il vicepresidente del consiglio regionale campano Biagio Iacolare risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta sul clan Polverino, nella sua qualità di presidente della Edil San Rocco Cooperativa. A quanto si è appreso, è indagato insieme con Antonio, Luigi e Benedetto Simeoli, imprenditori ritenuti “emanazioni” del clan.
Questi ultimi avrebbero attribuito fittiziamente allo stesso Iacolare la titolarità delle quote della Edil San Rocco Cooperativa al fine “di eludere le disposizioni in materia di misura di prevenzione patrimoniale – si legge nell’ordinanza eseguita oggi – nei confronti di Giuseppe Polverino”, capo dell’omonimo clan camorristico attivo nel Comune di Marano e nel quartiere napoletano di Pianura.

L’intestazione fittizia delle quote mirava anche ad “agevolare la commissione del delitto di cui all’articolo 648 ter del codice penale”, cioè l’impiego di denaro di provenienza illecita, da parte dello stesso Polverino nonchè dei Simeoli.
Questa mattina, infatti, all’esito delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e il comando del gruppo della guardia di finanza di Giugliano in Campania hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale, emessa dal gip del Tribunale partenopeo, nei confronti di quattro indagati ritenuti affiliati al clan Polverino, attivo a Marano di Napoli, a Quarto ed in alcuni quartieri collinari di Napoli.
Sono state sequestrate preventivamente dieci società operanti nel settore edile, alimentare e di rivendita di generi di monopolio, ritenuti responsabili, a vario titolo, di trasferimento fraudolento di valori, falsità materiale di atti pubblici e truffa con l’aggravante delle finalità mafiose.
Il provvedimento del gip ha stabilito che le società, un supermercato della catena “Carrefour” di Marano, una tabaccheria con annessa ricevitoria del lotto, nonché un negozio all’ingrosso di vendita di bevande costituiscono significative forme di reinvestimento di profitti illeciti da parte del clan Polverino in attività imprenditoriali particolarmente redditizie.
In particolare, la connotazione camorristica delle società indicate appare evidente poiché i settori di interesse delle singole imprese sono gestiti dalla famiglia Simeoli, emanazione imprenditoriale del clan Polverino. Secondo gli inquirenti, gli imprenditori Simeoli hanno raggiunto alti profitti in forza dell’appoggio fornitogli dalla cosca, ponendosi in diretta relazione con il gruppo criminali.
I Simeoli, ha spiegato in una nota il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, hanno offerto una costante collaborazione al clan, consistente nel fornire prestanome ed imprese di copertura per il reimpiego di capitali illecitamente acquisiti e nell’intessere relazioni anche con appartenenti al mondo politico locale e alla Pubblica Amministrazione.
Il valore patrimoniale delle società sequestrate con le operazioni di oggi ammonta a circa 30 milioni di euro: si tratta di ben 152 unità immobiliari (appartamenti, box auto, 26 locali deposito ubicati prevalentemente a Napoli e a Marano), 18 appezzamenti di terreno siti a Marano, per un’estensione complessiva di 15mila mq, nonché di quote societarie.
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