Rugby, non può giocare e diventa arbitro

rugby italiaNapoli  “Ho giocato sei anni, ma a causa di un infortunio ho dovuto smettere. Passavano i mesi ma non riuscivo a stare lontano dal terreno di gioco. Un giorno mi sono chiesto: se non posso più giocare, allora perché non arbitrare?”

Questa è una storia in apparenza banale, probabilmente già compiuta in maniera più o meno similare in qualche angolo d’Italia, ma è una storia così semplice che nutre proprio nella sua genuinità la passione del popolo ovale per il suo amato sport. Questa è la storia di Giuseppe, diciotto anni compiuti, un esame di maturità come ragioniere da affrontare tra pochi mesi ed arbitro di rugby a tutti gli effetti dallo scorso weekend.

Nativo di Nocera Inferiore, scopre il mondo della bislunga grazie al fratello a soli dieci anni. Quel pallone dalla forma strana e dai rimbalzi imprevedibili lo fa innamorare del gioco, che inizia a praticare con tanti piccoli amici tra la scuola ed i compiti a casa, tra la domenica mattina in tribuna a seguire le gare della prima squadra del Nuceria Rugby e qualche capatina di rado nella Capitale per assistere al grande spettacolo del Six Nations. E proprio quando l’agonismo inizia a divenire una costante crescente di quello che anni prima era soltanto un gioco, un infortunio lo blocca impedendogli di riprendere a giocare. I mesi senza rugby trascorrono inesorabili, ma non diminuisce la passione per l’ovale: “Non potevo più stare lontano dal mio sport, soffrivo troppo. Un giorno ho deciso di tornare in campo, ma questa volta volevo dirigere il gioco e così mi sono iscritto al corso per arbitri” – ricorda Giuseppe, che supportato da amici e familiari inizia a seguire con entusiasmo i vari step formativi – “Già dal primo giorno mi è sembrato di entrare a far parte di una grande famiglia. In sezione a Salerno le lezioni erano programmate con criterio e divise per argomenti, che affrontavamo di volta in volta. Gli arbitri più esperti ci trasmettevano non solo regole e prassi di gestione gara, ma anche consigli personali sul come comportarci in campo. Sono talmente disponibili anche per piccoli chiarimenti e mi hanno trasmesso una passione tale per il ruolo, che sono divenuti i miei modelli di riferimento”.

Il debutto di Giuseppe Pepe è avvenuto sabato 31 in un luogo storico del rugby campano, il rinnovato Albricci di Napoli, dove l’esordiente fischietto ha diretto la gara di Under14 tra la Partenope Napoli ed i Bufalotti Brezza: “Sono tornato a calcare un campo da rugby dopo due anni: nei primi minuti ero emozionato ma poi mi sono integrato rapidamente col gioco. Credo sia andata abbastanza bene come prima volta, anche perché i preziosi consigli di Lucio Radetich, Maurizio Bertolotto e Michele Giannattasio mi hanno concesso di approcciare la gara con tutta tranquillità. Mi è piaciuto davvero molto”.

Giuseppe ha le idee ben chiare sul suo futuro, dentro e fuori dal campo: “Da grande mi piacerebbe lavorare in banca e continuare ad arbitrare. In questo sport si insegna ad accogliere la decisione del direttore di gara, a sacrificarsi per il compagno di squadra e ad accettare le sconfitte. È tutto così bello e divertente che ora consiglierò anche ai miei amici di entrare a far parte della grande famiglia degli arbitri”.

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