
C’è qualcuno, anzi più di uno, che sta «avvelenando» l’acqua nei «pozzi della politica boschese». Parola di un politico di lungo corso che però vuole restare nell’anonimato, visto che è un pezzo da novanta dell’amministrazione Balzano e che il gruppo di cui fa parte, ovvero l’ex maggioranza, adesso è diventata minoranza. «Avvelenare i pozzi», «rovesciare il tavolo» e «assassinare Cesare» sono dunque le figure retoriche e letterarie alle quali fanno ricorso quelli che di politica masticano ogni giorno per indicare il ribaltone con il quale i nove consiglieri, alcuni di minoranza, altri di maggioranza: Patrizia Buono, Gaetano Crifò, Gaetano Campaniale, Francesco faraone, Gennaro Langella, Antonio Mappa, Giacomo Tafuro, Michele Vaiano e Salvatore Nastri, hanno sottoscritto un documento che ha scombussolato la politica locale e ha portato la maggioranza a divenire minoranza. Lasciando con il cerino acceso in mano il sindaco Balzano. Il quale, se da una parte è costretto a gridare a i quattro venti che non accetterà mai una maggioranza diversa da quella che lo ha portato al governo, dall’altra dovrà fare buon viso a cattivo gioco se vuole restare seduto sullo scranno di sindaco.
Il discorso è semplice: se si dimette, farà il gioco di chi lo ha messo alle strette perché scontento di quanto avuto in questo scorcio di sindacataura. Se non si dimette, allora dovrà sottostare al giogo di quelli che lo hanno costretto a scendere a patti. In entrambi i casi, se vorrà continuare a fare politica si ritroverà a dover rendere conto di quanto deciso. Epperò va anche considerato che qualcuno dei nove firmatari del documento in cui si annunciava la nascita di un nuovo soggetto politico, molto trasversale, pare si stia ricredendo sul percorso iniziato. Insomma, il panorama politico di Boscoreale si è acceso come un falò sul quale è stata buttata una latta di benzina. Un panorama dove i giochi che si stanno portando avanti sono da un lato “vendette” antiche e dall’altro tentativi di qualificarsi con candidature alle prossime regionali. Senza contare che il vero candidato forte, locale, Mario Casillo, anche se proprio a causa di questa sorta di “guerriglia” avrà qualche danno, certamente tornerà alla regione perché può contare su una tela di rapporti di stima e gratitudine tessuta in quasi un ventennio dal padre Francesco e da lui stesso nell’ultimo quinquennio da consigliere regionale. Gli altri, beh, quelli si vogliono contare. E, vorrebbero anche “contare”. Questa, dunque, la ragione – è sempre il pensiero ragionamento portato avanti dal politico che vuole restare anonimo – di tanti scossoni.
E l’approvazione del Puc, del progetto mansarde, delle sanatori edilizie per abusi commessi e così via, come sempre richiesto dalle ex opposizioni, dunque, non sarebbe altro che il tentativo di rispettare i patti con gli elettori fatti da qualcuno che non potrebbe presentarsi nelle case per chiedere preferenze “regionali” senza niente in mano, dopo aver fatto promesse eclatanti. L’attacco alla poltrona del sindaco e alla sua giunta viene portato con strategie diverse. Una di esse è l’affissione asfissiante di documenti denuncia dello stato di sofferenza delle casse comunali e dell’immobilismo amministrativo. «Dimenticano, questi signori» sottolineano alla ex maggioranza «che hanno affossato loro il paese. Nel 2010 sono arrivati 4 milioni di euro: che fine hanno fatto? Quanto si è speso per nega feste per l’arrivo con gli elicotteri della Lecciso? Una quota parte si sarebbe potuta mettere da parte per pagare i crediti inesigibili che loro stessi hanno portato in bilancio come esigibili, accusando noi, falsamente, di essere stati cattivi amministratori. Mentre loro hanno speso e spaso a piene mani. Quanto sono costati i mega concerti sul sagrato delle chiesa? Noi stiamo cercando di tamponare le loro falle e la loro pessima amministrazione, senza un soldo che ci viene dallo Stato. Eppure dobbiamo aver quasi un milione e mezzo di euro». Insomma quella dei nove sarebbe un’avventura politica destinata a morire il giorno dopo (se non prima) i risultati delle regionali. Ma è davvero così?
Alfredo Volpicelli