“Il bene e l’interesse comune, messi da parte e sostituiti da personalismi”. Il bene e l’interesse comune, messi da parte e sostituiti da personalismi. Il bene e l’interesse comune, messi da parte e sostituiti da personalismi: non è assolutamente un errore di battitura, ne tantomeno dovuto a distrazione questa triplice ripetizione, ma la volontà sarebbe quella di ripeterlo all’infinito.
Pompei non merita tutto questo e a bocciare questa amministrazione immobile, inconcludente, raffazzonata e per nulla trasparente contrariamente a quanto sbandierato in campagna elettorale, questa volta è Diego Marmo, ex procuratore capo di Torre Annunziata, nonché già assessore della prima ora della giunta Uliano ed ormai quasi ex presidente dell’Osservatorio della Legalità del Comune di Pompei.
Ad un anno dalla presa del potere da parte dell’armata Brancaleone, tale si sta dimostrando l’amministrazione in carica, anche il magistrato tanto voluto dal Messia pompeiano, si arrende all’incapace compagine del cambiamento e della sbandierata trasparenza.
Durissime le parole che Marmo mette una infila all’altra per descrivere, criticare, condannare e bocciare il sindaco Uliano e quanti lo mantengono sulla poltrona cittadina. Frasi come “Colpa solo mia o anche di orecchie che non hanno voluto ascoltare?” o come “La mia sensazione è che l’Osservatorio, in assenza di risultati concreti, possa divenire solo una vetrina per persone in cerca di visibilità” ed ancora “…considerato il tempo trascorso, non si può invocare la giustificazione di avere ereditato queste problematicità da precedenti Amministrazioni”, non lasciano dubbi. Pompei, polo del turismo mondiale, Pompei sede della storia, della cultura e della fede è completamente allo sbando e chi è stato designato a guidarla non fa nulla, tutto fermo ed immobile, peggio, approssimato e dannoso per l’intera comunità vesuviana che fa della cittadina mariana un faro per lo sviluppo dell’intero comprensorio. Pompei città da commissariare, come ha più volte dichiarato un altro deluso dal sindaco Uliano, Enzo Sica, che già nei mesi scorsi aveva mollato l’amministrazione degli annunci e dei proclami vuoti ed inconcludenti.
Sia chiaro, essere immobili non significa non fare danni. Amministrare dando peso solo alle piccole beghe di bottega significa affossare la città, farle perdere occasioni e screditarla agli occhi di tutto il mondo.
Una cosa buona resta da fare per il sindaco Ferdinando Uliano: dimettersi.
Di certo il capo dell’amministrazione non seguirà questo consiglio, ma la cosa che fa più male è che tra i tanti a sedere nell’assise comunale, non ci sia nessuno che riesca a vedere la deficienza amministrative di questo governo cittadino? Nessuno, di quanti continuano ad appoggiare l’agonia della città, che per improvviso rinsavimento, per interessi politici o per il bene della città tolga definitivamente l’appoggio ad un’amministrazione destinata solo al peggio?
Gennaro Cirillo
Ecco il testo della lettera di Diego Marmo
“Gentile Sig. Sindaco Uliano, facendo seguito alla nota da me inviatale avente ad oggetto le dimissioni da Presidente dell’Osservatorio della legalità del Comune di Pompei, che sarebbero dovute rimanere riservate e il cui contenuto – con mia somma meraviglia – è stato pubblicato sulla stampa locale, come le avevo anticipato, intendo precisare nei dettagli le motivazioni della decisione. È opportuno premettere che quando mi propose la nomina a Presidente dell’Osservatorio ebbi qualche perplessità ad accettarla perché prevedevo, come si è poi verificato, che il mio nome avrebbe potuto suscitare delle polemiche. Accettai questo rischio perché profondamente convinto, per ‘colpe’ di principi instillatimi da mio padre con il senso del dovere e della Scuola Militare Nunziatella con il senso dell’onore, ad impegnarmi nella vita anche oltre il mio dovere quotidiano. Come sa non ho nessun legame particolare con la città di cui lei è sindaco, ma nel corso della mia attività di Procuratore mi resi conto che Pompei, ‘Patrimonio dell’Umanità’, non aveva avuto l’attenzione che meritava in quanto custode del sito archeologico più importante al mondo e di un Santuario che richiama centinaia di migliaia di fedeli. Dopo tanto tempo non riesco ancora a spiegarmi come mai quando fui nominato Procuratore di Torre Annunziata non ci furono polemiche, mentre la mia nomina a Presidente dell’Osservatorio della legalità ne ha suscitate molte. A tal riguardo posso ipotizzare che forse la mia designazione può aver ‘disturbato’ chi aveva interesse a che nulla si modificasse. La mia è stata un’attività assolutamente volontaria, mirante ad ottenere dei risultati concreti nel perseguire la legalità o più semplicemente delle regole elementari sulla corretta convivenza della comunità. Come tutte le attività umane è necessario fare un bilancio, e i risultati da me ottenuti, anzi ‘non ottenuti’, non mi sembrano siano stati entusiasmanti. Colpa solo mia o anche di orecchie che non hanno voluto ascoltare? Prima di entrare nel dettaglio, ricordo che l’Osservatorio, come da statuto, aveva il compito di agire su due fronti: promuovere l’educazione, l’informazione e la sensibilizzazione in materia di legalità e quello di studiare e monitorare le forme di criminalità e di illegalità esistenti sul territorio, senza alcun potere d’intervento, ma solo quello di segnalare alla SV le riscontrate irregolarità per sollecitare e consentire l’avvio dei provvedimenti del caso. La prima attività, in un certo senso autonoma, ma sempre collegata con quella comunale, attuabile attraverso incontri e dibattiti con i cittadini e con le scuole, come la seconda, non hanno avuto eccessiva fortuna per i motivi che di seguito preciserò. Ci tengo a sottolineare, però, che la mia non è una requisitoria da ex Pubblico ministero, ma solo una riflessione sul perché non sono stati ottenuti dei risultati concreti che forse altri, al mio posto, riusciranno a realizzare. La mia sensazione è che l’Osservatorio, in assenza di risultati concreti, possa divenire solo una vetrina per persone in cerca di visibilità. A tal riguardo ho sempre ritenuto e ribadito che la legalità va soprattutto praticata e non predicata. Altra difficoltà che ho incontrato nelle relazioni con l’Amministrazione Comunale di Pompei è stato il continuo mutamento degli Assessori. In meno di un anno se ne sono avvicendati 7-8 su un organico di 5, senza che nulla mi venisse mai comunicato con la conseguenza che queste fugaci apparizioni hanno creato enorme difficoltà ad individuare i miei interlocutori, interrompendo bruscamente i rapporti in corso. Fatta questa premessa, come già le avevo anticipato, le fornisco di nuovo l’elenco delle richieste sulle più significative situazioni anomale e tali rimaste:
Biblioteca comunale. Per me resta ancora un oggetto misterioso perché nonostante richieste varie nessuno ancora si è preso la briga di aprire la porta dei locali che dovrebbe contenere i libri ivi depositati. Resta anche un mistero per quale motivo la vecchia Biblioteca venne dismessa. Come le ho comunicato attraverso l’Osservatorio della legalità, il liceo E. Pascal di Pompei ha messo a disposizione alcuni locali della scuola per ospitare la Biblioteca, ma fino ad oggi la città manca ancora di un luogo dedicato alla conoscenza e alla cultura.
Fondo Maiuri. Il Comune di Pompei ha messo a disposizione, a titolo gratuito, dell’Istituto universitario Suor Orsola Benincasa dei locali per ospitare il Fondo con una serie di prescrizioni. Mi risulta che di fatto la fruizione è interdetta ai cittadini e, nonostante ne avessi fatto richiesta, mai mi è stato comunicato quali attività culturali siano state svolte.
Chiammisti. Fenomeno che da locale sarà diventato certamente internazionale tenuto conto del fatto che Pompei è frequentata da turisti e fedeli di tutto il mondo. Come lei ricorderà, feci più riunioni con i rappresentanti delle Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato e Polizia Municipale) per programmare un servizio di vigilanza che avesse l’effetto di distogliere i chiammisti dalla loro attività e dissuadere i clienti delle prostitute che operano nella zona e nei pressi del Santuario. Sono stato sfortunato anche in questa iniziativa perché, quando per la mia attività mi reco a Pompei, chiammisti e prostitute operano indisturbati.
Prostituzione. Vedi Sopra.
Schiamazzi notturni. Come in tutte le città sedi di santuari vi è la zona del silenzio. Da quando mi è stato riferito solo a Pompei esiste la ‘zona dello schiamazzo’. Ancora una volta le mie richieste non sono state ascoltate.
Case dell’IACP. Ho avuto recentemente insistenti richieste da parte di cittadini che asserivano di aver diritto all’assegnazione di alloggi perché i precedenti assegnatari li avrebbero lasciati o dati in sub locazione. Ho chiesto spiegazioni agli Uffici competenti del Comune con note inviate anche alla SV per conoscenza, ma le risposte sono state imprecise e contraddittorie.
B&B. Inutilmente ho richiesto l’elenco di tutti i bed and breakfast presenti sul territorio con l’intenzione di valutarne la conformità e regolarità a leggi e regolamenti. Mi è stato fornito un elenco incompleto.
Abusivismo. In tempi non sospetti, e prima ancora che esplodesse (per l’azione promossa dagli organi giudiziari di Napoli) il caso ‘abusivismo’ ho chiesto di conoscere tutti gli abusi edilizi presenti sul territorio e accertati con sentenza passata in giudicato. Anche in questo caso…è calato il silenzio.
Ci sarebbero anche altri aspetti da segnalare, ma preferisco limitarmi ai più significativi. In ogni caso, considerato il tempo trascorso, non si può invocare la giustificazione di avere ereditato queste problematicità da precedenti Amministrazioni. Per quel che concerne le attività derivanti da mie iniziative personali ci tengo a sottolineare che anche in questo campo sarebbe stato necessario il supporto dell’Amministrazione Comunale che è stato intermittente. Nel rapporto con gli Istituti Scolastici ho avuto ampia disponibilità da parte dei Dirigenti che mi hanno sempre ospitato. Ho avuto modo di incontrare gli studenti in tutte le scuole, senza mancare mai un appuntamento, nonostante in inverno le avverse condizioni atmosferiche e le mie non perfette condizioni di salute, dovute all’età, rendessero difficoltoso onorare gli impegni. Le iniziative con le Scuole si sono concluse con un incontro generale con tutti gli Istituti nel Teatro Di Costanzo-Mattiello, ed è stato un ‘bel palcoscenico’ per chi è intervenuto. Vista la partecipazione, ritenevo di poter continuare questo filone organizzando incontri con i cittadini per estendere il confronto anche agli adulti, con esponenti della società civile, familiari di vittime di attentati camorristici. Per questa attività sarebbe stata indispensabile la disponibilità di locali per gli incontri, che non ho mai più avuto nonostante le richieste. Se ho potuto farlo è solo perché ho avuto la disponibilità di una sala parrocchiale gestita da Don Giovanni Russo, sacerdote Caritas locale.
Durante la mia attività queste riflessioni le ho sempre fatte ad alta voce a lei e ai componenti dell’Amministrazione comunale nella speranza di avere un minimo di ascolto e di evitare di arrivare alla rottura. Purtroppo si è verificato un episodio che mi ha dato la sensazione che il bene pubblico fosse considerato alla stregua di un bene proprio. Dopo varie sollecitazioni, poco prima delle festività pasquali, avevo avuto la disponibilità di Giovanni Impastato, fratello di Peppino ucciso dalla mafia, ad incontrare pubblicamente i cittadini di Pompei. Mi affrettai a organizzare l’incontro con il sostegno di Don Giovanni che mi mise a disposizione i locali. Per ragioni contingenti – solo all’ultimo momento Impastato aveva dato la sua adesione – l’evento è stato organizzato in tempi ridotti, ma il Comune si era comunque impegnato a provvedere per i manifesti da affiggere. Nella circostanza evidenziai come ero solito fare, con ‘garbata ironia’, che molte regole non venivano rispettate, e la risposta fu non solo la chiusura delle risorse – i manifesti li ordinai e li pagai di tasca mia – ma anche l’assenza totale di collaborazione per individuare il tipografo e colui che avrebbe dovuto affiggerli. Il risultato fu che i manifesti vennero affissi il giorno prima dell’incontro con Impastato con la conseguenza che molti cittadini hanno protestato per non essere stati tempestivamente informati. Il bene e l’interesse comune, messi da parte e sostituiti da personalismi. Lascio l’incarico a far data dal 31.05.2015 con la speranza che Pompei possa avere una sorte migliore. Un grazie di cuore a Maria Padulosi, Don Giovanni Russo ed Antonio Miele al quale consegnerò le chiavi dell’ufficio.
Dott. Diego Marmo”