Scavi di Pompei, furto e commercio di reperti: ipotesi di un’organizzazione criminale

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“Il rischio di furti nell’area archeologica a Pompei è estremamente alto eppure, nonostante il Governo ammetta che dietro ad trafugamento di alcuni reperti potrebbero esserci associazioni criminali, le risposte di contrasto che fornisce solo vaghe. Di più: tra le righe lascia intendere che il fenomeno sarebbe fisiologico e, dunque, bisogna anche un po’ farsene una ragione”.

Così i parlamentari del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura commentano la risposta del Mibact a un’interrogazione dei pentastellati discussa ieri alla Camera.

“Il Mibact ha confermato quanto già registrato dalla Procura di Torre Annunziata: a Pompei potrebbe operare un’organizzazione criminale specializzata nel furto e commercio di reperti archeologici.

Preso atto di questo dato, dal dicastero di via del Collegio Romano fanno sapere che il sistema di controllo a Pompei, costituito da un sistema di videosorveglianza perimetrale e dalla vigilanza del personale della Soprintendenza, riguarda un’intera città aperta al pubblico e visitata ogni giorno da migliaia di turisti. Una risposta sibillina che lascia intendere come, a causa del grande afflusso, la variabile furto sarebbe inevitabile. In sostanza, dovremmo farcene una ragione?

Il Mibact dice anche che, proprio per garantire una maggiore sicurezza, sarebbe in corso la realizzazione di una nuova recinzione perimetrale, l’incremento della videosorveglianza perimetrale e il monitoraggio di alcuni siti sensibili all’interno dell’area.

Peccato che si tratti di una risposta totalmente generica: non viene detto quando questa implementazione del sistema di controllo sarà terminata ed entrerà in funzione, o quali e quanti sarebbero questi siti sensibili. A questo punto per noi diventa doveroso presentare un’altra un’interrogazione per ricevere numeri e tempistiche”.

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