L’aumento dei self service sta riducendo esponenzialmente i posti di lavoro, i benzinai napoletani sul piede di guerra.
A lanciare l’allarme è di Vincenzo Mosella, vicepresidente nazionale della Figisc-Confcommercio (Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti), che anticipa uno dei temi oggetto del consiglio nazionale che si terrà a Napoli il 6 maggio prossimo presso la sede della Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Napoli, presieduta da Pietro Russo.
“Le compagnie petrolifere puntano sempre di più sugli impianti self service localizzati al di fuori dei centri cittadini. Metà delle pompe è a rischio chiusura, e il perdurare di questa situazione potrebbe avere un impatto devastante sull’occupazione a causare questa situazione – aggiunge Mosella – è il calo medio dei consumi e la risposta delle compagnie che va a penalizzare i gestori, rischiando di creare nuova disoccupazione”.
“Questa nuova tendenza del mercato italiano – sottolinea Maurizio Micheli, numero uno della Figsc-Confcommercio – raggiunge cifre negative ancora più marcate in Campania e nelle zone economicamente più deboli del paese, dove si avvertono ancora di più i disagi per la fuoriscita dal settore distributivo di centinaia di operatori, costretti a lasciare gli impianti per mancanza di redditività generata dalle politiche aziendali delle compagnie petrolifere o per incompatibilità territoriale”.
“Sono sempre di più gli impianti costretti a chiudere. Negli ultimi 10 anni è stato erogato il 50% di carburante in meno”, evidenzia Paolo Uniti, segretario nazionale Figisc-Confcommercio. “Molti hanno risposto tagliando il personale, altri raddoppiando i turni pur di non chiudere. Ma si fatica a contenere le perdite”