Racket a Torre Annunziata nei confronti di commercianti e imprenditori spesso costretti a pagare due clan, i Gionta e i Gallo-Cavalieri. Infelice la parentesi storica attraversata da una comunità vesuviana che vanta tradizioni storico – archeologiche rilevanti e che in passato era considerata principale realtà industriale del vesuviano. Se da un lato le forze dell’ordine e la magistratura svolgono un lavoro eccellente sul territorio per garantire la pubblica sicurezza dall’altro il sistema continua colpire con incredibile incisività.
Soprattutto i Gionta godrebbero di un potere rigenerativo sorprendente: nonostante gli arresti eccellenti e le condanne all’ergastolo di pezzi da 90 dell’organizzazione, le confische di beni mobili e immobili, il sodalizio criminale creato dal super boss mai pentito Valentino Gionta appare sempre egemone criminalmente parlando in città. Nuove generazioni di affiliati subentrerebbero in tempo reale all’uscita di scena, in seguito ad arresti e condanne pesanti, di leader storici dei “valentini”.
Tra questi particolarmente emulato dai giovanissimi vicini ai Gionta lo stragista Umberto Onda, alias “Umbertino”, condannato all’ergastolo per tre dei sei omicidi commessi tra il 1998 e il 2004 nel corso della sanguinosa guerra di mala contro il sodalizio criminale Limelli-Vangone. C’è poi il fenomeno crescente sul fronte malavitoso del cosiddetto “Terzo Sistema” che avrebbe stipulato accordi con nuove baby gang nel tentativo di costituire un fronte compatto contro i Gionta e i Gallo Cavalieri.
Sul fronte della prevenzione si potrebbe però fare di più : da tempo si attendono iniziative da parte dell’Associazione “Giuseppe Veropalumbo”, carrozziere oplontino ucciso da un proiettile vagante la sera del 31 dicembre 2007 (ad oggi resta sconosciuto il responsabile) mentre si trovava seduto a tavola di casa sua per festeggiare il capodanno in famiglia, presieduta dalla vedova Carmela Sermino con sede in un bene confiscato alla camorra ( nello specifico trattasi di un immobile confiscato al boss Aldo Agretti, condannato per associazione camorristica nell’ambito del processo “Alta Marea) .
Non ci si può concedere il lusso di lasciare inattive oasi di legalità che dovrebbero ospitare laboratori e iniziative sociali che promuovano legalità e senso civico tra i giovani di contro alla diffusione della sub cultura camorristica. Altrimenti ogni nobile progetto di recupero, ogni iter preventivo resta sulla carta apportando alcun benessere concreto alla comunità oplontina. Non è più tempo di fiaccolate o marce della pace : adesso occorre muoversi a livello istituzionale garantendo adeguata scolarizzazione e soprattutto reale occupazione se si vuole realmente vincere il match con il crimine organizzato.
Alfonso Maria Liguori