Coronavirus e reti 5g in Cina: cosa c’è di vero sulle ultime tesi di Gunter Pauli

Coronavirus, Gunter Pauli: "Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea del 5G? Nord Italia”

5G coronavirus“Abbiamo letto con enorme stupore l’affermazione formulata da Gunter Pauli di un nesso tra la realizzazione delle reti 5G in Cina e il propagarsi della pandemia”, lo dice Asstel – Assotelecomunicazioni, l’Associazione di categoria che, nel sistema di Confindustria, rappresenta la filiera delle telecomunicazioni, a proposito del tweet del consigliere economico di Giuseppe Conte che lascia intendere un legame tra il virus e la tecnologia.

“La scienza deve dimostrare e spiegare causa ed effetto. Tuttavia la scienza osserva innanzitutto le correlazioni: fenomeni apparentemente associati. Applichiamo la logica scientifica. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea del 5G? Nord Italia”. Così ha scritto nei giorni scorsi Gunter Pauli è nato ad Anversa, in Belgio. Classe ’56, si è laureato in Licencié en Sciences Economiques all’Università di Loyola, per poi ottenere un master in economia aziendale a Fontainebleau, in Francia. E’ stato arruolato da Conte nei primi giorni di marzo.



“Non possiamo non esprimere grande rammarico e dissenso per una tesi fantascientifica priva di alcun fondamento – aggiunge – Tutte le tecnologie delle telecomunicazioni, incluso il 5G, sono soggette a scrupoloso scrutinio da parte della comunità scientifica internazionale a tutela della salute delle persone e in nessun caso è stato neanche in ipotesi azzardato un nesso così grave con la pandemia. In questa fase di acuta criticità sanitaria e sociale per il Paese, le reti di telecomunicazioni e tutte le persone che vi lavorano stanno esprimendo il massimo sforzo possibile per venire incontro alle necessità di comunicazione per il lavoro, le istituzioni e le famiglie. Auspichiamo – conclude Asstel – che questo lavoro possa essere proseguito senza la turbativa di espressioni così palesemente infondate”.



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