“Ci sarebbe piaciuto poter riaprire tutto e farlo subito” ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Azzolina. “Per tornare a scuola a settembre in piena sicurezza stiamo immaginando soluzioni flessibili che si dovranno necessariamente adattare alle varie fasce d’età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali. Oltre, naturalmente, alla minaccia di contagio”.
Idee e soluzioni varie al vaglio del ministro dell’istruzione Azzolina e di tutto il governo, ma la proposta paventata in tv di dividere le classi con una parte di studenti in presenza ed una parte collegata in video lezione non piace ai sindacati. Le organizzazioni sindacali Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda hanno, pertanto, indetto una conferenza stampa online per sollecitare un confronto con il ministro al fine di valutare modalità, tempistica e organizzazione consona e adeguatamente strutturata.
“Siamo stanchi di non poter affrontare le questioni attorno a un tavolo”, ha dichiarato Maddalena Gissi, segretario nazionale Cisl. “Questo approccio burocratico della ministra non può portare da nessuna parte”, ha aggiunto Pino Turi, segretario nazionale Uil.
“La turnazione e la didattica a distanza sono improponibili – secondo Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl – per il livello di povertà di tante famiglie e la scarsa diffusione della banda larga”.
Auspicabile, secondo le organizzazioni sindacali, lo sdoppiamento laddove possibile, in classi più piccole, l’utilizzo di tutti gli spazi disponibili, il recupero di scuole chiuse, l’utilizzo di strutture come alberghi e prefabbricati. In caso contrario potrebbero essere valutati doppi turni con un massimo di 10-13 alunni per aula. “Solo per sdoppiare le classi di infanzia e primaria con docenti supplenti e collaboratori scolastici, servirebbero oltre tre miliardi e mezzo. Ma non ci si può fermare al primo ciclo. Servirebbero anche 2 miliardi e mezzo per incrementare gli organici per scuola di secondo grado, dove non sono residuali le classi da circa 30 alunni”.
Sulla didattica mista è intervenuto anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. Questo tipo di didattica richiederebbe “uno sforzo collettivo da parte delle scuole, delle società che dovrebbero effettuare lavori di cablaggio per rendere gli istituti autonomi dal punto di vista della connessione, dal ministero che dovrebbe erogare i fondi, fino agli enti locali che sono proprietari degli immobili e dovrebbero disporre i lavori». A ciò si aggiungerebbe anche “un motivo pedagogico, l’impostazione e la conduzione di una lezione in presenza sono diverse da quanto andrebbe fatto a distanza».
“La lezione presuppone una partecipazione attiva degli studenti – ha sottolineato Dianora Bardi, presidente di ImparaDigitale – il docente deve seguire il processo di apprendimento. Una lezione che si svolge contemporaneamente in presenza e a distanza richiede una complessa riorganizzazione della didattica, una progettazione innovativa”.
“Non sono decisioni già prese o imposte – ha voluto chiarire il ministro dalla pagina Facebook – sono elementi di dibattito, basati sul lavoro che stiamo portando avanti con il Comitato di esperti che sta collaborando con il ministero per la ripresa delle attività e il comitato tecnico scientifico che supporta il Governo dall’inizio dell’emergenza. Di questo ho parlato ieri, di proposte. Le critiche sono sempre utili, basta che non siano pretestuose”.
A sostegno di quanto affermato dal ministro è intervenuto Patrizio Bianchi, presidente della commissione di esperti incaricata di individuare possibili soluzioni per il rientro a scuola degli alunni il prossimo settembre. “Quello individuato dalla ministra è lo scenario zero – spiega – Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi”. Bianchi sottolinea che scuole ed enti locali saranno chiamati a intervenire e sottoporre al governo le loro proposte. Nell’attesa che la commissione stili le prime concrete proposte di soluzione, le dichiarazioni del ministro rischiano di creare uno strappo con le associazioni dei lavoratori che hanno indetto per il 13 maggio una giornata di assemblee con i lavoratori di tutt’Italia.
Insomma la questione scuola resta aperta e in pieno fermento. Le scuole andranno riaperte garantendo ad alunni, docenti e operatori scolastici la tutela della salute, prima ancora del diritto all’istruzione e allo stesso tempo proponendo una didattica che sia effettivamente rispondente alle necessità degli alunni.