“Rinascita Sarno” e questo il nome dell’inchiesta che ha visto, oggi, denunciati sei titolari di opifici che negli anni hanno maltrattato e continuavano a maltrattare il Sarno, fiume inquinato per antonomasia, della cui bonifica tanto si sta parlando proprio nelle ultime settimane grazie anche ad un grande impegno da parte dell’Ente Idrico Campano.
Denunciati sei titolari di opifici
E proprio mentre c’è chi prova a riportare la limpidezza e la salubrità al corso d’acqua c’è chi in barba alle regole ha continuato ad effettuare lo scarico abusivo di reflui industriali, gestione illecita di rifiuti e assenza di autorizzazioni alle emissioni in atmosfera proprio nel Sarno e nel ambito del suo bacino idrico.
Sei dunque le persone denunciate, è questo il bilancio di un mese di attività svolta dai carabinieri del Gruppo per la tutela ambientale di Napoli, sulla scorta di una delega della Procura di Torre Annunziata nell’ambito dell’indagine finalizzata ad accertare le cause dell’inquinamento del corso d’acqua tra i più inquinati d’Europa.
Le indagini del Noe e le società pizzicate ad inquinare
In particolare, le indagini, espletate dai carabinieri del Noe di Napoli e Salerno, secondo quanto riferisce la Procura oplontina, hanno permesso di accertare che:
– una società di Torre Annunziata ometteva di smaltire regolarmente i fanghi provenienti dal trattamento delle acque meteoriche del piazzale dove erano stoccati ingenti quantitativi di rifiuti inerti;
– un’altra azienda di Torre Annunziata, specializzata nel recupero e trattamento dei rifiuti, aveva realizzato uno stoccaggio illecito di scarti speciali anche pericolosi, provenienti, per lo più, dalle attività di demolizione;
– una azienda di Pompei, operante nel settore della vendita ed assistenza di apparecchiature refrigeranti, aveva realizzato uno stoccaggio illecito di rifiuti speciali anche pericolosi, nonché uno scarico non autorizzato delle acque reflue industriali;
– un’impresa di Santa Maria La Carità, operante nel settore della produzione di calcestruzzi e conglomerati bituminosi, effettuava lo scarico abusivo, attraverso una tubatura in plastica, delle acque reflue industriali;
– un’impresa di Sant’Antonio Abate, operante nella rivendita di materiale edili, effettuava lo scarico abusivo delle acque reflue del piazzale, dove erano stoccati gli scarti di produzione, nel prospiciente canale confluente nel corso d’acqua denominata Canale Marna.
Ad incastrare le aziende coinvolte anche prove idrauliche con coloranti naturali
I carabinieri hanno documentato gli scarichi abusivi, attraverso specifiche prove idrauliche, condotte con l’utilizzo del colorante naturale. In particolare si è proceduto al sequestro preventivo degli scarichi abusivi e delle aree di stoccaggio illecito dei rifiuti.
Sottoposta a sequestro un’azienda di Castellammare di Stabia, attiva nell’ambito della produzione di laterizi, in quanto, nel corso del controllo, si è accertato che la società operava senza la prevista autorizzazione alle emissioni in atmosfera.