
I costanti atti di bullismo non sfociarono in istigazione al suicidio. È quanto concluso dal gip del Tribunale dei minori di Napoli, Clara Paglionico, sul caso della morte di Alessandro, tredicenne gragnanese che nel settembre 2022 si tolse la vita, dilaniato delle continue aggressioni fisiche e verbali perpetrate ai suoi danni.
Sulla vicenda sono indagati tre ragazzi, che ai tempi avevano dai 14 ai 16 anni, con l’accusa di stalking. Dalle indagini sono emerse delle incessanti pressioni online e dal vivo, che hanno via via reso meno sopportabile la condizione di vita di Alessandro, fino all’estremo gesto. Per questo motivo i genitori del ragazzo, assistiti dagli avvocati D’Apuzzo, Longobardi e Pepe, avevano chiesto una revisione dell’archiviazione avanzata dal pubblico ministero di Torre Annunziata, Nicola Ciccarelli, dell’accusa più grave ai presunti aggressori, quella di istigazione al suicidio.
Paglionico ha però dato ragione al PM, confermando la mancata istigazione nei messaggi minatori, per quanto violenti e crudi. I genitori della vittima presenteranno un altro ricorso, questa volta nei confronti di tre maggiorenni che avrebbero avuto un ruolo cruciale nelle minacce rivolte ad Alessandro appena poche ore prima della sua morte. Anche in questo caso Ciccarelli ha chiesto l’archiviazione dell’accusa di istigazione al suicidio.
Alessandro morì dopo essersi gettato dal balcone dell’abitazione dove risiedeva. Se inizialmente il caso fu etichettato come un incidente domestico, successivamente emersero le tante violenze subite dal giovane, da lui descritte anche in un tema scolastico. Secondo la testimonianza dei genitori, qualche ora prima del suicidio il tredicenne avrebbe annunciato le sue intenzioni in alcune chat di gruppo, ma nessuno avrebbe avvisato i parenti o le autorità competenti in tempo.