Nella mattinata odierna, la Polizia di Stato ha eseguito una importante ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altri due uomini e tre donne a Napoli. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, è stato effettuato su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli.
Le accuse e i reati contestati. Il boss Nicola Rullo dietro il rapimento

I cinque arrestati sono gravemente indiziati, a vario titolo, di sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso. Alcuni degli indagati sono ritenuti membri del noto sodalizio camorristico dei Contini. Secondo gli investigatori dietro la spedizione ci sarebbe il boss Nicola Rullo, arrestato dai carabinieri a Valencia, in Spagna, nel dicembre 2023 e scarcerato la scorsa estate grazie a un ricalcolo per buona condotta della pena definitiva da scontare; l’uomo, ritenuto a capo di un gruppo legato al clan Contini, è attualmente irreperibile e ricercato.
L’ordinanza odierna segue un precedente provvedimento cautelare, emesso per i medesimi fatti nei giorni immediatamente successivi al sequestro, che aveva già portato all’arresto di altri cinque indagati.
L’origine delle indagini
Le indagini, condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli, sono iniziate a seguito della denuncia presentata verso la fine dello scorso mese di settembre da un uomo, che aveva segnalato il rapimento di suo figlio. Il giovane avrebbe contratto un debito di notevole entità con persone collegate al clan camorristico.
Il rapimento e le violenze
Secondo la ricostruzione degli investigatori, alcuni indagati avrebbero portato il giovane in un’abitazione nel quartiere Poggioreale di Napoli, dove lo avrebbero picchiato violentemente con spranghe di ferro e mazze di legno. Successivamente, anche il padre del giovane sarebbe stato condotto nella stessa abitazione, malmenato in presenza del figlio agonizzante e minacciato di gravi ripercussioni nel caso in cui non avesse consegnato una ingente somma di denaro entro poche ore.
Le prove raccolte dalla polizia
Grazie all’ausilio di sistemi di videosorveglianza, gli investigatori sono riusciti a individuare il luogo in cui si sarebbe consumato il reato. Durante l’irruzione, la Polizia Scientifica ha rinvenuto tracce e segni riconducibili al pestaggio. Ulteriori indagini hanno permesso di ricostruire gli eventi in maniera chiara e di comprendere come la vittima, dopo essere stata segregata nell’abitazione, sia stata trasportata in un altro sito nella zona di Castel Volturno (Caserta), dove è stata tenuta prigioniera per alcune ore.
Il giovane è stato poi abbandonato all’esterno del Pronto Soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli di Napoli, dove ha ricevuto le prime cure. Le lesioni riportate sono state giudicate guaribili in 30 giorni.
I ruoli degli indagati
Gli elementi raccolti dalla Polizia di Stato hanno documentato il coinvolgimento di ciascuno dei destinatari del provvedimento, tra i quali figurano anche esponenti di spicco del sodalizio camorristico. Gli indagati avrebbero avuto ruoli specifici nell’ambito della grave vicenda, da quello di autore materiale delle percosse a quello di vedetta all’esterno dei luoghi del delitto.










