Docente picchiata da trenta genitori: “Insegnava di nascosto giochi erotici ai bambini”. Spuntano gli audio

In lacrime la professoressa aggredita: "Mi trovo nei guai per essere stata solo un po' amica dei bambini". Ma i genitori non ci stanno: "E' una pedofila, ecco le prove"

Circostanze ancora poco chiare quelle che coinvolgono la scuola “2 Panzini” di Castellammare di Stabia, sulle quali indagano i Carabinieri della Compagnia stabiese, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata.

Protagonista della vicenda, Veronica Sposito, 37 anni, insegnante di sostegno del plesso Catello Salvati. All’istituto dove i bambini accedono sotto scorta dei genitori, che tentano di non farli riprendere dalle telecamere dei giornalisti, ancora campeggiano gli striscioni “Sì ai docenti, no alla direzione” e “tutela per i nostri figli, solidarietà alle mamme”. La speranza è che si faccia luce sui fatti che avrebbero coinvolto una professoressa accusata di aver tenuto “una conversazione equivoca” (e non solo) con i propri studenti, in un gruppo Whatsapp dal nome “La Saletta”, omonimo del luogo dove l’insegnante di sostegno impartiva lezioni solo ad alcuni alunni delle scuole medie. Alla richiesta di giustizia, risponderà l’ispezione disposta dal ministro Giuseppe Valditara.

I genitori avrebbero ritrovato chat con contenuti a sfondo sessuale: “E’ una pedofila”

Tutto sarebbe partito dalla denuncia di uno studente da parte della professoressa, dopo che la stessa lo aveva sospeso perché beccato a fumare. Forse una ripicca del ragazzo, quella che avrebbe svelato la presenza di una conversazione dove si leggono – a detta dei genitori – conversazioni “equivoche” con alcuni studenti: “Ci hanno chiamato camorriste, hanno detto che siamo bestie ma la verità è totalmente diversa: abbiamo difeso i nostri figli da una professoressa pedofila“, rivelano all’ingresso del plesso Salvati. “Ci sono chat porno che ora ha in mano la Procura. Anche video, dove si vede lei mentre pratica s**** o**** ai bambini e audio dove la professoressa li adesca con tono provocante della voce. Li abbiamo ascoltati con le nostre orecchie”. Questo, sarebbe il motivo del raid che avrebbe coinvolto circa 30 genitori nella multipla aggressione sferrata ai danni dell’insegnante – che le è costato un trauma cranico e una prognosi di 30 giorni – e di suo padre, attualmente ancora ricoverato per una frattura al braccio.

Sono serena: dall’analisi del mio telefono cellulare – che è stato sequestrato appunto dagli investigatori – non verrà fuori nulla di compromettente“, dichiara la Sposito, sicura dell’inequivocabilità dei suoi atteggiamenti.

“Minacciava di morte i bambini che non avrebbero partecipato ai suoi giochini erotici”

“Dice ai maschietti come fare determinate cose che ora non dico”, continua una mamma offesa. “Vieni qua, ti faccio vedere… hai visto come si fa?” sarebbero le parole che l’insegnante avrebbe pronunciato durante i presunti insegnamenti di pratiche sessuali. Ma tra i video e gli audio che ora sarebbero al vaglio degli inquirenti e che confermerebbero la sussistenza dei fatti, c’è anche una minaccia di morte. “Ho ascoltato un vocale – continua la mamma intervistata – dove una bambina dice di non voler più fare più questo gioco. La prof. le ha risposto che avrebbe ammazzato chiunque si sarebbe rifiutato di partecipare“.

La docente si difende: “Sono nei guai per esser stata un po’ amica dei bambini”

Contestualmente all’apertura blindata della scuola, presidiata dai Carabinieri, spuntano gli audio esclusivi della docente aggredita, dove si confida fra le lacrime: “Questo è l’ultimo anno che faccio in questa scuola, sempre se ci arrivo alla conclusione […]. Sono stata accusata per esser stata un po’ amica dei ragazzi, ma qui son tutti fuori di testa, sia loro che i genitori stessi […]. Ho lavorato in tante scuole e non ho mai avuto problemi, ho le spalle forti, possono farmi di tutto. Sono cresciuta in una famiglia di insegnanti e presidi, che mi hanno rassicurato di non aver commesso nessun reato. Forse alcune mamme sono infastidite, se non gelose, di alcune confidenze che delle bambine hanno fatto a me e non a loro. Niente di più è avvenuto in chat. Non ho problemi, sto con un poliziotto e ti dico che non ho problemi. Mi dispiace – conclude in preda alla disperazione – ma io così non ci lavoro più, perché significherebbe vivere un inferno. Io, lì, non ci torno più”.

Intanto la procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso indaga anche sull’hackeraggio dei profili social di Sposito. C’è quindi anche l’ipotesi che si tratti di una ritorsione nei confronti dell’insegnante relativamente alla sospensione dell’alunno sorpreso a fumare in bagno. Il contenuto della chat potrebbe quindi essere manomesso. E comunque si parla della voce di una donna, senza che ci siano prove che sia proprio quella dell’insegnante.

La vicepreside: “Io non ne sapevo niente”

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Anche i militari dell’Arma, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, sono al lavoro per fare piena luce sul movente dell’aggressione. Resta da chiarire in quale misura la vicepreside Teresa Esposito fosse a conoscenza dei fatti: “Siamo dispiaciuti, perché questa scuola ha sempre funzionato benissimo. Nessuno sapeva nulla, io tuttora non so se questa chat esista davvero, tantomeno il contenuto. Facciamo fare il suo corso alla giustizia, la verità verrà fuori”. Ma i quesiti sono tanti, così come le confessioni delle madri che dicono di aver preventivamente denunciato le molestie proprio alla stessa vicepreside. “Le mamme dicono solo bugie – incalza la prof. Esposito – loro erano qui quella mattina per altri motivi. Se avessimo saputo qualcosa, avremmo agito diversamente”. E alla domanda sul se avesse interloquito con la docente incriminata dopo i fatti, il suo tono è calato: “Non abbiamo parlato con lei, non vuole proferire parola“.

Bambini terrorizzati dal tornare a scuola

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Fotografi e video-operatori continuano a presiedere la scuola, registrando immagini che proiettate sui tg locali stanno spaventando gli studenti, che si dicono restii nel tornare in classe, nonostante i tentativi delle mamme di rassicurare i figli giustificando la presenza dei Carabinieri con un controllo strutturale della palestra. Sull’episodio di violenza, il Ministro Valditara ha disposto un’ispezione, per capire se ci siano o meno prove della molestia perpetrata dall’insegnante a danno dei minori: “Al di là delle motivazioni, è grave che trenta parenti si siano arrogati il diritto di una giustizia fai-da-te contro un’insegnante”.

Ed ecco che in un contesto già segnato dalla fragilità sociale e dall’ombra della criminalità organizzata, questa vicenda procura un pericoloso corto circuito: il passaggio diretto dall’indignazione all’azione punitiva. Bypassando le istituzioni e delegittimando le Forze dell’Ordine e la magistratura, “l’episodio testimonia l’imbarbarimento di una società sempre più violenta, che ha necessità di recuperare i valori della civile convivenza”, così come espresso dal Ministro. Facendo piena luce sui fatti, senza pregiudizi o derive violente, si potrà comprendere la verità, sperando che si ritorni ad aver fede nella giustizia senza ricorrere a metodi spartani.

Sofia Comentale

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