Tragedia di Acerra: nuove rivelazioni sulla morte della piccola Giulia Loffredo

Giulia "aveva le labbra nere e il sangue rappreso", era morta da diversi minuti. Troppi dubbi sulle versioni fornite da Vincenzo Loffredo

Nuove rivelazioni sulla tragica morte della piccolissima, appena 9 mesi, Giulia Loffredo ad Acerra, uccisa dal pitbull di famiglia, stando per ora alle evidenze delle indagini.

Questa volta fanno scalpore le dichiarazioni di un testimone che, stando in ospedale, avrebbe visto la bimba al suo arrivo tra le bracci del padre. Le rivelazioni sono state fatte in tv, in esclusiva alla trasmissione Ore 14 in onda su Rai 2 e condotta da Milo Infante.

Ho toccato il sangue sulla tutina e non mi sono sporcato le mani, era secco la bambina aveva le labbra nere, i morsi si vedevano, erano evidenti”, ha dichiarato il testimone in tv.

Il padre – continua con la sua scioccante testimonianza l’uomo – ha detto che per proteggere il cane si era messo in mezzo e gli era caduta la bambina dalle braccia ed era stata morsa, ma se ti metti tra preda e cane qualche morso lo prendi”.

La versione iniziale dei cani randagi

In pratica la bimba sarebbe stata aggredita da un cane randagio che stava aggredendo il cane di famiglia. In quei concitati momenti Vincenzo per difendere il suo cane si sarebbe intromesso per allontanare i cani e gli sarebbe caduta la bimba che portava in braccio.

Più o meno questa era stata la dichiarazione del 24enne appena arrivato in ospedale, come riportato dai media. La versione dei cani randagi era poi stata smentita dallo stesso Loffredo, dopo l’arrivo in ospedale della moglie, nel primo interrogatorio con la Polizia. Da quel momento il papà di Giulia ha sempre confermato la sua versione, quella del sonno profondo, del risveglio senza la bimba sul letto e della corsa alla vicina clinica.

I dubbi sulla ricostruzione

Per certi versi la storia dei cani randagi, così articolata come st emergendo ora, dopo la dichiarazione del testimone televisivo, convince ancora meno i più. Il dubbio nasce dal fatto che un giovane a cui un cane ha ucciso la figli di 9 mesi, sconvolto e sotto choc, riesce ad inventare una storia così articolata? Per poi smentirla qualche ora dopo. Il tutto al solo scopo di non dire la verità alla moglie che già temeva la pericolosità del pitbull Tyson?

Nelle dichiarazioni di questa persona che sarebbe stata presente in clinica, si parla di sangue secco, già rappreso e quindi un’ulteriore segno che l bimba fosse morta già d molti minuti, del resto come dichiarato dal medico che per primo ha preso in cura Giulia, in pratica già morta. Questa cosa farebbe gravare ancora di più i dubbi su ciò che realmente sia accaduto quella sera ad Acerra, il buco temporale nel racconto di Vincenzo.

Le tracce di sangue e il comportamento del cane

Poi, sempre nel racconto del testimone sulla bimba sarebbero chiari i segni dei morsi del cane. Ma anche qui c’è qualcosa che non torna. Un cane che azzanna un corpicino così fragile non può non imbrattarsi di sangui, sia in bocca che sui peli. Ma Tyson non ha tracce di sangue addosso e in bocca.

“Evidenza di tracce di sangue sui denti del cane non ce ne sono, l’unico dettaglio che poteva essere un’area imbrattata di sangue era sulla testa del cane”. Commenta così il veterinario che in questi giorni si sta occupando di Tyson, il pitbull che avrebbe sbranato e ucciso la piccola Giulia Loffredo. Il dottore sottolinea che “il pitbull non manifesta alcun comportamento particolare. È un animale che tranquillamente si lascia gestire e visitare tutti ii giorni. Non abbiamo mai avuto la necessità di sedarlo”.

Indagini e nuovi sviluppi

Intanto ieri le indagini hanno portato al sequestro del cellulare del padre, Vincenzo Loffredo, che è risultato positivo all’uso di cannabinoidi, telefono che oggi è stato affidato ad un esperto per estrarre tutto quanto possa essere utile alle indagini. Gli inquirenti stanno cercando di determinare se il padre fosse presente in casa durante l’attacco. Se dovesse emergere che era fuori, potrebbe affrontare accuse di omicidio colposo e abbandono di minore. La polizia scientifica ha effettuato un sopralluogo di oltre otto ore nell’appartamento.

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