Si fanno più chiari i contorni dell’agguato che ha scosso Napoli nella serata di sabato 15 marzo, quando Emanuele Durante, vent’anni compiuti lo scorso primo marzo, è stato assassinato.
La dinamica dell’omicidio
Il giovane, che aveva piccoli precedenti per reati contro il patrimonio ma sembra nessun legame con la criminalità organizzata, è stato colpito a morte mentre si trovava a bordo di un’automobile, di una Smart. Contrariamente alle prime ricostruzioni, Durante non era in scooter e con lui c’era la sua fidanzata, che potrebbe fornire elementi utili alle indagini. Non si esclude che fosse proprio lui alla guida del veicolo.
Il killer, che ha agito con ogni probabilità insieme a un complice su uno scooter, probabilmente pedinava il suo obiettivo da centinaia di metri, poi, approfittando del fatto che Emanuele era stato costretto a rallentare per l’ingorgo di vetture ferme ad un semaforo, è entrato in azione a colpo sicuro, erano circa le 18:30.
I soccorsi e il tentativo di salvarlo
Dopo essere stato colpito, il giovane è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini. Contrariamente a quanto inizialmente ipotizzato, la sua fidanzata non lo ha abbandonato: è rimasta al suo fianco mentre i medici tentavano disperatamente di rianimarlo, ma ogni sforzo è stato vano.
La giovane che era in auto con Emanuele, in un comprensibile stato di choc, subito dopo gli spari ha tentato la fuga e poi è risalita a bordo assieme ad un passante che comprendendo la gravità della situazione si è sarebbe messo al volante della stessa Smart per raggiungere l’ospedale.
Un omicidio ancora senza movente
Le indagini dei carabinieri si stanno concentrando sul passato e sulle frequentazioni della vittima, cercando di individuare eventuali collegamenti che possano spiegare il movente dell’omicidio. Determinante potrebbe essere l’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, che potrebbero aver ripreso il sicario o elementi utili all’inchiesta, come le targhe dei veicoli coinvolti, incluso forse quello della moto dei sicari.
La testimone chiave
La giovane presente al momento del delitto è diventata il principale testimone dell’accaduto. Gli investigatori della compagnia “Stella” dei carabinieri, insieme al nucleo investigativo del comando provinciale, l’hanno già ascoltata e non escludono di interrogarla nuovamente nelle prossime ore. Le indagini si svolgono sotto il coordinamento della Procura, che mantiene il massimo riserbo sul caso.
Un’indagine complessa
Le operazioni investigative sono risultate particolarmente complesse, tanto che nella giornata di sabato sono state necessarie ore per arrivare a una prima ricostruzione dettagliata dei fatti. Gli inquirenti stanno esaminando le ultime ore di vita della vittima per comprendere eventuali movimenti sospetti e collegamenti con persone a rischio. Un focus particolare è rivolto al contesto di amicizie e frequentazioni che potrebbero averlo esposto a pericoli o portato su una strada pericolosa.
Legami con ambienti a rischio
Il giovane, residente nella zona dei Tribunali, avrebbe avuto contatti con soggetti noti alle forze dell’ordine, alcuni dei quali molto giovani e inclini allo scontro diretto con coetanei di altri quartieri. Gli investigatori stanno verificando l’ipotesi che il delitto possa essere legato a una faida tra bande giovanili, un contesto già visto in passato in episodi di violenza urbana. Un riferimento inevitabile è il caso di Emanuele Tufano, ucciso in un’escalation di scontri tra gang adolescenti.
Il ruolo del telefonino
Un elemento cruciale nelle indagini potrebbe essere il cellulare della vittima. I carabinieri stanno utilizzando tecniche investigative avanzate per estrarre dati e file, anche quelli eventualmente cancellati. Le conversazioni presenti nelle chat potrebbero contenere dettagli utili a ricostruire il contesto di amicizie e possibili conflitti. Potrebbero emergere riferimenti a tensioni, rancori e situazioni di frizione con altre persone.
Le ipotesi investigative
Al momento, gli inquirenti escludono che si sia trattato di un errore di persona: il bersaglio del killer era Emanuele. Tuttavia, restano aperte altre piste, tra cui l’ipotesi di un regolamento di conti negli ambienti della microcriminalità o una motivazione di natura personale. Intanto, nelle prossime ore verrà eseguita l’autopsia, già disposta dal pubblico ministero, per chiarire ulteriori dettagli sulle cause della morte.
Un tragico legame con il passato
Emanuele Durante era figlio di un cugino di Annalisa Durante, la quattordicenne uccisa nel quartiere Forcella nel 2004 durante un conflitto a fuoco tra clan camorristici. Un destino crudele ha legato entrambi a tragici episodi di sangue.
Gli investigatori proseguono il loro lavoro per fare luce su un delitto che, almeno per ora, resta avvolto nel mistero.
Chi era Annalisa Durante
Annalisa Durante era una ragazza di 14 anni, nata e cresciuta nel quartiere Forcella di Napoli. La sua vita fu tragicamente spezzata il 27 marzo 2004, quando rimase vittima innocente di un conflitto a fuoco tra clan camorristici.
L’omicidio di Annalisa
Quella sera, Annalisa si trovava con alcune amiche sotto casa, in via Vicaria Vecchia, quando il giovane Salvatore Giuliano, appartenente all’omonimo clan e bersaglio di un agguato, esplose alcuni colpi di pistola per difendersi. Uno di questi colpi la raggiunse alla testa. Trasportata d’urgenza in ospedale, la ragazza rimase in coma per tre giorni prima di morire.
L’omicidio suscitò una forte ondata di indignazione, trasformando Annalisa in un simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Salvatore Giuliano fu arrestato e successivamente condannato a 20 anni di carcere. Nel 2021, decise di collaborare con la giustizia.
Il ricordo di Annalisa e l’impegno della famiglia Durante

Dopo la tragedia, Forcella – un tempo roccaforte del clan Giuliano – ha avviato un lento processo di cambiamento. La figura di Annalisa è diventata il simbolo di un quartiere che cerca di risollevarsi dalla violenza camorristica.
Il padre di Annalisa, Giovanni Durante, ha dedicato la sua vita all’impegno per la legalità, trasformando il dolore in azione concreta. Ha promosso numerose iniziative per ricordare la figlia e sensibilizzare i giovani sul tema della criminalità.
La vicenda di Annalisa Durante resta una delle pagine più dolorose della storia recente di Napoli, ma anche un monito affinché tragedie simili non si ripetano.