Dalle prime luci dell’alba di oggi, lunedì 7 aprile, i Carabinieri della Compagnia di Bagnoli hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di tre giovani ritenuti gravemente indiziati di reati aggravati dal metodo mafioso.
L’episodio al centro delle indagini risale alla notte dell’1 febbraio 2025, quando – secondo quanto ricostruito dagli investigatori – un giovane studente universitario, impegnato a festeggiare il compleanno in un locale del quartiere Chiaia, sarebbe stato vittima di una violenta aggressione da parte dei tre indagati. I motivi dell’aggressione appaiono futili, ma la dinamica, la brutalità dell’azione e l’uso di armi avrebbero rivelato una chiara connotazione intimidatoria e mafiosa.
Aggressione selvaggia dentro e fuori dal locale
Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, due degli indagati si sarebbero scagliati contro il giovane all’interno del locale, colpendolo ripetutamente alla testa con il calcio di una pistola, per poi infierire con calci anche quando era già a terra privo di sensi. Una violenza cieca e spropositata, consumata davanti a numerosi testimoni che assistevano attoniti alla scena.
Una volta terminata l’aggressione, i tre si sarebbero allontanati dal locale e, nonostante la presenza di una folla di giovani in strada, avrebbero esploso due colpi di arma da fuoco in aria, con l’evidente intento di intimidire e rafforzare il messaggio dimostrativo della propria forza. Un gesto definito dagli inquirenti come un atto di pubblica intimidazione.
Le accuse: lesioni e intimidazione aggravate dal metodo mafioso
I tre giovani arrestati – tutti tra i 19 e i 22 anni – sono ora detenuti con l’accusa di delitti aggravati dall’articolo 416 bis 1 del codice penale, che prevede un aggravante per chi commette reati con modalità o finalità mafiose.
Due di loro sono ritenuti gravemente indiziati del reato di lesioni personali aggravate dal metodo mafioso, mentre il terzo è accusato di pubblica intimidazione con uso di armi, anch’essa aggravata dalla medesima circostanza.
Indagini supportate da video e testimonianze
Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Napoli-Bagnoli, che sarebbero riusciti a ricostruire l’intera dinamica dell’aggressione grazie a una minuziosa analisi delle immagini di videosorveglianza, sia interne al locale che installate lungo la strada.
Fondamentali si sono rivelate anche le sommarie informazioni rese dai presenti, molti dei quali avrebbero confermato l’uso della pistola, la gravità dell’aggressione e la presenza dei tre indagati sul posto. Le indagini hanno permesso di identificare con certezza i tre soggetti coinvolti, portando il gip a ritenere sussistenti le esigenze cautelari.
Una violenza simbolica e dimostrativa
Secondo la DDA di Napoli, l’aggressione non sarebbe stata un semplice atto di violenza giovanile, ma avrebbe assunto la valenza di un gesto di affermazione del potere, tipico delle dinamiche mafiose. L’uso dell’arma da fuoco, l’aggressione sproporzionata e l’ostentazione della forza in un luogo affollato sono stati interpretati come segnali di dominio sul territorio, una forma di controllo attraverso la paura, anche in contesti urbani apparentemente lontani dalle piazze tradizionali della criminalità organizzata.
Proseguono le indagini
Nonostante l’arresto dei tre principali indagati, le indagini dei Carabinieri e della DDA non si fermano. Gli inquirenti stanno ora cercando di approfondire eventuali legami tra i tre giovani e organizzazioni criminali attive sul territorio napoletano, in particolare nel quadrante occidentale della città. Sarà inoltre valutata la sussistenza di ulteriori responsabilità o il coinvolgimento di altre persone, che avrebbero potuto agire da complici o fiancheggiatori, o che abbiano agevolato la fuga dei tre dopo i fatti.
L’episodio ha generato forte allarme nel quartiere, notoriamente frequentato da studenti e giovani professionisti e considerato una delle zone più “tranquille” della movida cittadina. La presenza di metodi criminali così espliciti ha destato grande preoccupazione tra residenti e commercianti, che ora chiedono una maggiore presenza delle forze dell’ordine.
Il giovane aggredito è fuori pericolo
Lo studente universitario aggredito, trasportato d’urgenza in ospedale dopo l’episodio, avrebbe riportato un grave trauma cranico e contusioni multiple. Secondo quanto riferito, è stato dimesso dopo alcuni giorni di ricovero e si trova ora in convalescenza. Le sue condizioni sarebbero in lento miglioramento, anche se resta da valutare l’eventuale entità dei danni neurologici derivanti dal trauma subito.
Le sue dichiarazioni, raccolte nei giorni successivi, avrebbero contribuito alla ricostruzione dell’aggressione, confermando la violenza dell’azione e l’identità di almeno uno degli autori.
Un caso emblematico per la DDA
Il caso si inserisce in una più ampia attività della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli finalizzata a contrastare l’infiltrazione delle logiche mafiose nei contesti della vita quotidiana urbana, anche al di fuori dei circuiti storicamente associati alla criminalità organizzata.
La capacità di imporsi con la violenza e il terrore, anche in luoghi pubblici e frequentati, rappresenta un grave rischio per la sicurezza collettiva e un pericoloso segnale della pervasività delle dinamiche criminali. Per questo, i magistrati antimafia hanno ritenuto fondamentale intervenire subito, con misure cautelari che potessero impedire la reiterazione di condotte simili.
Il processo chiarirà le responsabilità individuali, ma per la DDA la matrice mafiosa dell’azione – intesa come ostentazione del potere attraverso la violenza e la paura – appare già delineata.