Il Parlamento ha approvato in via definitiva la riforma della magistratura onoraria, un intervento atteso da oltre venticinque anni.

Il provvedimento rivede il regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari, chiudendo una lunga fase di precarietà e rispondendo alle richieste della Commissione europea.
Il testo, collegato alla manovra finanziaria 2024-2026, interviene in modo organico per sanare un’anomalia giuridica durata decenni: la negazione dello status di lavoratori ai magistrati onorari. Da oggi, per la prima volta, oltre 4mila giudici onorari ottengono il riconoscimento di diritti fondamentali: retribuzione congrua, tutele previdenziali e assistenziali, accesso a ferie e congedi, copertura per malattia e maternità.
Un cambiamento atteso da decenni
Il provvedimento chiude una vertenza politica e giudiziaria aperta dal 2017, quando il decreto legislativo n. 116 introdusse una riforma che, pur recependo una delega del 2016, non convinse la Commissione europea. Il modello italiano continuava a qualificare i magistrati onorari come “prestatori di servizi”, escludendoli dal pubblico impiego. Questo approccio impediva l’accesso a diritti lavorativi elementari.
Nel 2021, Bruxelles ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per violazione delle normative comunitarie sul lavoro. Nella lettera di costituzione in mora, l’Europa contestava l’uso reiterato di contratti a termine e l’assenza di un’adeguata tutela giuridica. La riforma approvata oggi rappresenta la risposta definitiva a quelle osservazioni.

Con il nuovo impianto normativo, lo Stato riconosce pienamente i diritti previdenziali e assistenziali dei giudici di pace, dei vice procuratori onorari e dei giudici onorari di tribunale. Il legislatore distingue tra chi esercita la funzione in via esclusiva e chi, invece, conserva un’attività professionale esterna.
Nel primo caso, i magistrati saranno iscritti all’assicurazione generale obbligatoria dell’INPS. Nel secondo, rientreranno nella gestione separata. Inoltre, per tutti sono previste forme di retribuzione assimilate a quelle del lavoro dipendente, superando così il regime “a gettone” che per anni ha alimentato contenziosi e malcontento.
Reazioni dal mondo politico e giudiziario
Il testo regola anche la posizione dei magistrati onorari in servizio al momento dell’entrata in vigore della riforma. Viene confermata la procedura valutativa per la stabilizzazione e riconosciuta un’indennità per chi non dovesse superarla o decidesse di non parteciparvi.
“Una pagina storica”, ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “La riforma mette fine a una lunghissima attesa e garantisce finalmente i diritti di tante persone”. Soddisfazione è arrivata anche dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari: “Per anni, centinaia di servitori dello Stato hanno operato con poche tutele. Ora avranno la certezza del diritto e una retribuzione adeguata”.

Anche le associazioni di categoria accolgono positivamente la svolta. Mariaflora Di Giovanni, presidente dell’Unione nazionale giudici di pace, parla di “riforma epocale” e sottolinea che il riconoscimento giuridico rafforzerà l’intero sistema giustizia.
La nuova disciplina consente all’Italia di evitare sanzioni comunitarie e chiude una lunga stagione di contenziosi internazionali. Al tempo stesso, rappresenta un passo in avanti sul fronte del rispetto dei diritti sociali, in linea con i principi fondanti dell’Unione Europea. Non si tratta solo di un atto riparatore, ma anche di un investimento nella qualità del sistema giustizia.
Una riforma anche per l’Europa
Con l’approvazione definitiva della riforma della magistratura onoraria, lo Stato italiano riconosce finalmente un vuoto normativo durato troppo a lungo.
Il provvedimento tutela diritti, rafforza il sistema giudiziario e chiude un contenzioso con l’Europa. Resta ora da verificarne l’impatto concreto sull’organizzazione dei tribunali e sulle condizioni di lavoro dei magistrati stabilizzati.