Omicidio Siani, torna libero Gaetano Iacolare: era l’autista del commando

Dopo 24 anni di reclusione, è tornato in libertà Gaetano Iacolare, condannato in via definitiva per l’omicidio del giornalista Giancarlo Siani, avvenuto il 23 settembre 1985. Iacolare, oggi 65enne, era stato arrestato nel marzo del 2001 in un casolare alla periferia di Marano e ritenuto dalla magistratura l’uomo che guidava l’auto del commando che assassinò il giovane cronista de “Il Mattino” in piazza Leonardo, a Napoli.

Il delitto, uno dei più emblematici nella storia del giornalismo italiano, fu commesso dalla camorra per punire Siani, “colpevole” di aver scritto troppo. In particolare, un suo articolo ipotizzava un tradimento del clan Nuvoletta – legato ai “Corleonesi” di Totò Riina – ai danni dell’alleato Valentino Gionta. Iacolare, nipote dei boss Angelo e Lorenzo Nuvoletta, fu inizialmente assolto in primo grado, ma condannato a 28 anni nei successivi gradi di giudizio.

Rispetto agli altri membri del gruppo criminale – Ciro Cappuccio, Armando Del Core e Luigi Baccante – condannati all’ergastolo per il loro ruolo di esecutori materiali e mandanti, Iacolare ha beneficiato di uno sconto di pena per buona condotta. Ha sempre proclamato la propria innocenza, sostenendo di essere stato accusato solo perché era l’unico del gruppo a possedere la patente, e ha fatto leva sulle contraddizioni presenti nelle testimonianze dei collaboratori di giustizia.

Durante la lunga detenzione, Iacolare ha maturato un cambiamento interiore: si è avvicinato alla fede cristiana, è diventato vegetariano e si è descritto come una persona pacata e riflessiva. È padre di tre figli – due femmine e un maschio – e ieri, al suo ritorno a casa, è stato accolto dai familiari nella tenuta di famiglia a Marano, dove è stato organizzato un piccolo festeggiamento.

La sua scarcerazione avviene in un momento particolarmente simbolico: proprio in questi giorni, a Pomigliano d’Arco, si celebrano i 40 anni dalla morte di Giancarlo Siani. Un anniversario che ha riunito studenti, giornalisti e istituzioni in numerose iniziative per ricordare il giovane cronista assassinato per aver raccontato la verità sui legami tra camorra, affari e istituzioni.

Se da un lato la giustizia ha seguito il suo corso, dall’altro resta aperta una ferita morale: la liberazione di un uomo coinvolto in un delitto così emblematico riaccende il dolore di una comunità che non ha mai smesso di chiedere giustizia e memoria. La figura di Siani continua a essere un faro per chi crede nel giornalismo come strumento di libertà e denuncia.

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