Funivia del Faito, indagini sui freni: anomalie note dal 2023

La tragedia della Funivia del Faito, costata la vita a Janan Suleiman (25 anni), ai coniugi Elaine e Derek Winn (58 e 65 anni) e al dipendente Eav Carmine Parlato (59 anni), è ora al centro di un’indagine della Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Le salme dei tre turisti, dopo l’autopsia del 24 aprile, sono già state rimpatriate in Israele e Gran Bretagna, mentre i funerali di Carmine Parlato si terranno oggi nella Cattedrale di Castellammare di Stabia, celebrati dal vescovo Francesco Alfano. Giuseppe Aiello, sindaco di Vico Equense, ha proclamato il lutto cittadino.

Il pool di magistrati, guidato dal procuratore Nunzio Fragliasso, si sta avvalendo di tecnici esperti per una perizia dettagliata sull’incidente. Serviranno sopralluoghi e l’esame dell’intera documentazione sequestrata. La ricostruzione sarà lunga, anche per verificare se sarà necessario iscrivere altri nomi nel registro degli indagati prima dell’incidente probatorio con i periti delle difese. Al momento, risultano indagati quattro dirigenti e dipendenti Eav: Pasquale Sposito, direttore operativo; Giancarlo Gattuso, direttore Infrastrutture; Marco Imparato, responsabile di esercizio; e Pasquale Di Pace, caposervizio dell’impianto.

Tra i punti chiave delle indagini c’è il tema dei freni. Tommaso Galbiati, amministratore unico della società Galvi srl, ha spiegato che per il freno di servizio della Funivia del Faito c’è un’anomalia segnalata già dal 2023 e documentata con foto e video che mostrano “la pinza freno in posizione aperta con guarnizione di attrito destra usurata maggiormente rispetto a guarnizione di attrito sinistra e con Ceppo destro con corsa di apertura maggiore rispetto a Ceppo sinistro”.

In ogni caso, Galbiati precisa che “anche il perfetto funzionamento di quel freno, che doveva essere sostituito il prossimo 16 maggio, non avrebbe potuto impedire la tragedia che si è verificata lo scorso 17 aprile a Castellammare di Stabia”. L’imprenditore ha inoltre sottolineato che dal 1989, anno in cui ha fornito quel freno di servizio per la Funivia del Faito, alla sua società non è mai stata chiesta una revisione o manutenzione del freno “e precisiamo che non esiste alcuna azienda da noi abilitata, formata ed istruita al fine di eseguire manutenzioni, aggiornamenti e collaudi del freno a disco Galvi”.

Galbiati lancia anche un sospetto sul freno di emergenza, che avrebbe dovuto entrare in funzione arrestando la cabina a monte: “Apparentemente si tratta di due Pinze freno Galvi tipo Pn-6” dice l’imprenditore, osservando alcune immagini online della sala macchine “e al pari del freno di servizio non è mai stata effettuata da noi alcuna manutenzione poiché di ogni intervento da noi effettuato per qualsiasi impianto funiviario vi è sempre un adeguato archivio”.

Da parte sua, Eav, la società regionale che gestisce la Funivia del Faito, ha assicurato che venivano svolti controlli giornalieri sul freno di emergenza. Tommaso Galbiati, infine, si dice “a completa disposizione, se necessario, dell’autorità giudiziaria, per qualsiasi ulteriore approfondimento“.

Sarah Riera

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