Il corpo senza vita di Martina Carbonaro, studentessa di 14 anni iscritta al primo anno dell’istituto alberghiero, è stato ritrovato nella notte tra il 27 e il 28 maggio all’interno di un edificio diroccato nei pressi dell’ex stadio Moccia di Afragola, in provincia di Napoli. Era nascosto sotto un vecchio armadio, tra detriti e rifiuti, in una posizione tale da far pensare che l’assassino abbia voluto occultarne il cadavere con metodo e freddezza.

L’omicidio: colpita alla testa almeno quattro volte

Secondo i primi riscontri medico-legali, la ragazza sarebbe stata colpita violentemente alla testa con una pietra, almeno quattro volte, provocandole gravi lesioni e un’abbondante perdita di sangue. La morte, spiegano gli inquirenti, non è sopraggiunta immediatamente: Martina avrebbe agonizzato a lungo, prima di spirare sotto l’ammasso di rifiuti con cui è stata sepolta viva.

Il cadavere, secondo quanto emerso, è stato rinvenuto durante una seconda ispezione del casolare, dieci minuti dopo la mezzanotte. Durante il primo sopralluogo, erano stati trovati gli occhiali della ragazza, macchie di sangue e una pietra insanguinata, ma non il corpo. Soltanto dopo l’arrivo dei droni e l’intensificarsi delle ricerche, si è scoperta la verità.

L’incontro con l’ex e le ultime ore di vita

Martina era uscita di casa intorno alle 18 di lunedì 27 maggio, dicendo alla madre che sarebbe andata a prendere uno yogurt con un’amica. È proprio quest’ultima a riferire agli investigatori di aver visto Martina incontrarsi con Alessio Tucci, l’ex fidanzato di 18 anni (ne compirà 19 a luglio), nei pressi di una yogurteria del centro. Le immagini di una telecamera di videosorveglianza hanno poi immortalato i due mentre si incamminavano lungo una stradina che conduce al casolare vicino allo stadio Moccia.

Secondo gli inquirenti, quel luogo era già noto alla coppia: vi si erano già visti in passato, durante la loro relazione. Martina avrebbe accettato l’incontro per un presunto chiarimento, ma non aveva intenzione di tornare insieme a lui.

Durante una discussione, probabilmente sfociata in un litigio, Tucci l’avrebbe aggredita con ferocia, usando una grossa pietra come arma. Poi, anziché fuggire subito, avrebbe ricoperto il corpo con sacchi, rifiuti e un vecchio armadio, nel tentativo di nascondere il cadavere e costruirsi un alibi.

La confessione di Alessio Tucci

Fermato dai carabinieri e interrogato per ore, Alessio Tucci ha inizialmente negato ogni responsabilità, sostenendo di aver lasciato Martina a pochi passi da casa. Ma la visione del video delle telecamere, che mostrava chiaramente la coppia entrare nel casolare e solo lui uscirne, ha fatto crollare il giovane.

L’ho uccisa perché mi aveva lasciato“, ha dichiarato Tucci durante l’interrogatorio, come riportato nel decreto di fermo firmato dal pm Alberto Della Valle della Procura di Napoli Nord, guidata dalla procuratrice Annamaria Lucchetta e dal procuratore aggiunto Mariella Di Mauro. Ora è accusato di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.

Dopo l’omicidio, Tucci sarebbe tornato a casa, si sarebbe lavato e avrebbe chiesto alla madre di lavare i suoi vestiti. Poi, in un gesto ritenuto “cinico” dagli inquirenti, avrebbe partecipato attivamente alle ricerche, trascorrendo due notti a casa della madre di Martina, fingendo preoccupazione e vicinanza.

La madre di Martina: “Era bella come il sole. Voglio giustizia”

Enza Cossentino, madre di Martina, è distrutta dal dolore. “Voglio l’ergastolo per questo ragazzo“, ha dichiarato ai giornalisti, piangendo. “Che peccato ha fatto mia figlia? Era bella come il sole. Ora tornerò a casa e troverò la sua stanzetta vuota“.

La donna ha raccontato di aver sentito la figlia l’ultima volta alle 20.15 di lunedì sera. “Le avevo chiesto quando sarebbe rientrata per la cena. Poi più nulla”. Martina, ha spiegato, aveva già ricevuto uno schiaffo dal ragazzo in passato e per questo le aveva consigliato di stare in guardia. I due si erano lasciati da circa due settimane.

Mi hanno detto che l’ha messa in un sacco dell’immondizia, ma come si fa?”, ha detto con voce rotta dalla disperazione. Al momento, non è stato ancora ritrovato lo smartphone della ragazza, che potrebbe fornire ulteriori dettagli sui suoi spostamenti e sul delitto.

L’indagine: geolocalizzazione e bugie

Fondamentale nella ricostruzione è stata la geolocalizzazione del cellulare di Martina, che ha permesso agli inquirenti di identificare l’ultima posizione attiva nella zona dello stadio Moccia. Le dichiarazioni dell’amica e i filmati di sorveglianza hanno chiuso il cerchio, portando alla confessione di Tucci.

Secondo l’accusa, dopo l’omicidio ha cercato di precostituirsi un’aria di innocenza, partecipando alle ricerche, chiamando l’amica di Martina, restando a casa della vittima. Ma le sue bugie sono crollate una dopo l’altra.

La reazione della comunità e delle istituzioni

Ad Afragola, la sera del 28 maggio, centinaia di persone hanno partecipato a una fiaccolata in memoria di Martina. In testa al corteo il sindaco Antonio Pannone. Sullo striscione principale campeggiava la scritta: “Il vero amore non uccide”.

Anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è intervenuto: “Siamo davanti a un barbaro assassinio che sconvolge e indigna. Colpire a morte un’adolescente indifesa, una giovane che rivendicava il proprio diritto alla libertà, è il segno di una mentalità di dominio e di possesso che deve essere sradicata dalla società tutta“.

Martina sognava di diventare una chef stellata. Ora il suo nome si aggiunge tristemente alla lunga lista di giovanissime vittime di femminicidio, in un Paese dove l’educazione al rispetto e alle relazioni sane è diventata un’urgenza nazionale.

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