Martina Carbonaro, convalidato il fermo per l'assassino: "Non sappiamo se era ancora viva"

Si è tenuta oggi, nel carcere napoletano di Poggioreale, l’udienza di convalida del fermo per Alessio Tucci, il 18enne accusato dell’omicidio di Martina Carbonaro, la 14enne ritrovata senza vita ad Afragola. Il giovane, dopo aver inizialmente negato ogni coinvolgimento, ha confessato il femminicidio nel corso di un interrogatorio. Tucci ha ammesso le proprie responsabilità solo dopo che il Pubblico ministero ha menzionato l’esistenza di una prova video che lo avrebbe inchiodato.

Secondo quanto riferito dal suo legale, Mario Mangazzo:“Non sappiamo se era ancora viva, Tucci ha dichiarato che la povera Martina non respirava più, ha sentito che non respirava più”. L’avvocato ha inoltre precisato: “Non c’è stato accanimento. Ci sono stati questi tre colpi e la ragazza poi ha perso i sensi quasi subito. Accanimento non c’è stato per il numero dei colpi inferti”. Tucci avrebbe anche confidato al suo difensore di non riuscire a dormire: “Ha preso delle gocce. Comprensibilmente per lui non sono giorni facili, naturalmente, per questa cosa grave che ha commesso”.

La Procura di Napoli Nord ha chiesto per lui la custodia cautelare in carcere per omicidio volontario pluriaggravato, anche dalla crudeltà. Tra le motivazioni addotte dal sostituto procuratore Alberto Della Valle, anche la “spiccata personalità trasgressiva ed incontenibile dell’indagato”. Tucci è inoltre accusato di occultamento di cadavere: avrebbe nascosto il corpo di Martina all’interno di un casolare abbandonato vicino allo stadio Moccia, coprendolo con ingombri e rifiuti. Quel luogo era solitamente frequentato dalla coppia.

A rendere ancora più sconvolgente la vicenda è il fatto che Tucci, dopo la denuncia di scomparsa, aveva aiutato la famiglia di Martina nelle ricerche, come confermato dalla madre della ragazza, Enza Cossentino.

Intanto, nella serata del 28 Maggio, Afragola ha visto sfilare centinaia di persone in una fiaccolata silenziosa dietro uno striscione con la scritta: “L’amore vero non uccide”.

Nelle scuole e negli atenei, l’Unione degli universitari e la Rete degli studenti medi hanno promosso una “giornata di attivazione nazionale” dal titolo: “Per Martina, per nessun’altra, per tutte”, spiegando che quanto accaduto è frutto di una “cultura patriarcale che legittima il possesso e la violenza. Serve un cambiamento radicale e serve adesso. Pretendiamo l’introduzione immediata e strutturata di percorsi di educazione sessuoaffettiva in tutti i luoghi di formazione. Chiediamo a gran voce che la scuola e l’università diventino presidi di prevenzione contro ogni forma di violenza di genere”.

Sarah Riera

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