Nonostante la distanza di oltre trenta chilometri, le scosse sismiche registrate questa mattina nell’area dei Campi Flegrei, la prima alle 6:48 con magnitudo 3.2 e la seconda alle 6:51 con magnitudo 2.1, hanno avuto conseguenze anche sul Parco Archeologico di Pompei. Poco dopo il sisma, infatti, si è verificato il cedimento parziale di un muro e di una porzione di volta nell’insula Meridionalis.
L’area colpita era già nota per la sua fragilità: la struttura, danneggiata dal terremoto del 1980, era stata puntellata e oggetto di restauri grazie ai Fondi Europei. Il crollo, fortunatamente, è avvenuto in un momento in cui non erano presenti operai al lavoro.
“Pompei è un sito fragile e stiamo lavorando a un controllo a tappeto in tutta l’area per verificare eventuali danni in seguito allo sciame sismico di stamattina, al fine di avere nei tempi più rapidi possibili un quadro completo”, ha dichiarato il direttore del sito Gabriel Zuchtriegel, che ha annunciato aggiornamenti a breve con le conclusioni dei tecnici e dei vulcanologi.
Secondo quanto comunicato dalla Soprintendenza archeologica, il bradisismo in atto nei Campi Flegrei sarebbe la causa del crollo, che fortunatamente non ha provocato danni a persone. La nota rassicura inoltre che nell’area colpita non sono “presenti affreschi o reperti mobili”.
Si tratta, come spiegano gli esperti, di strutture molto antiche in cui la malta è ormai consumata e i mattoni risultano fragili. I materiali usati duemila anni fa, esposti per secoli alle intemperie, sono spesso talmente delicati da sbriciolarsi con facilità.
Per far fronte all’emergenza, il Parco Archeologico ha immediatamente avviato una verifica estesa su tutta l’area, che ogni giorno accoglie oltre 15mila visitatori. Oltre al personale interno, è stato coinvolto un team di esperti esterni, in collaborazione con l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), per valutare l’evento e monitorare i rischi futuri.
“A questi” – precisa la Soprintendenza – “è stato affidato il monitoraggio sistematico e periodico dei 13mila ambienti della città antica, basato su una piattaforma digitale sviluppata appositamente a tal fine. I dati del monitoraggio servono per programmare le attività di manutenzione, essenziali per la conservazione delle strutture”.
Sarah Riera