Omicidio Giulia Tramontano, ergastolo confermato per Alessandro Impagnatiello: esclusa la premeditazione, resta la crudeltà

Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Milano, che ha confermato la pena massima già inflitta in primo grado, escludendo però l’aggravante della premeditazione.

La decisione della Corte

Presieduta da Ivana Caputo, con la giudice Franca Anelli e i giudici popolari, la Corte ha accolto solo parzialmente il ricorso presentato dalla difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocata Giulia Geradini, che aveva chiesto l’esclusione anche dell’aggravante della crudeltà e il riconoscimento delle attenuanti generiche. Nulla da fare: i giudici hanno ritenuto la ferocia dell’omicidio talmente elevata da non poter escludere la crudeltà.

Un omicidio brutale

Giulia, 29 anni, è stata uccisa con undici coltellate mentre era ancora viva, poi altri colpi — tre al volto, inferti per sfigurarla. Il suo corpo è stato occultato in un’intercapedine di cemento, mentre Impagnatiello cercava di sviare le indagini con messaggi e depistaggi mirati.

Le motivazioni attese

L’unico punto in cui la difesa ha trovato ascolto riguarda la premeditazione. Secondo le indiscrezioni, i giudici potrebbero aver valutato che la precedente somministrazione di topicida a Giulia fosse finalizzata all’eliminazione del feto, non della madre. A supporto, le ricerche online effettuate dall’imputato, in cui le parole “veleno per topi” erano frequentemente associate a “aborto” o “gravidanza”.

L’aula, il dolore, il silenzio

In aula Impagnatiello era impassibile, in piedi accanto alla sua legale. Non ha mostrato reazioni alla lettura della sentenza. Al contrario, i genitori di Giulia, presenti in aula, sono scoppiati in lacrime, affranti. La Corte ha inoltre riservato la decisione sulla richiesta di accesso a un percorso di giustizia riparativa presentata dall’imputato.

La Procura: “Nessuna attenuante”

La procuratrice generale Maria Pia Gualtieri ha definito l’omicidio come un atto compiuto con “fredda determinazione”, sottolineando i ripetuti tentativi di depistaggio e le menzogne dell’imputato dopo il delitto. “Ha colpito Giulia alle spalle, senza lasciarle il tempo di parlare”, ha ricordato la pm durante la requisitoria.

Il commento della difesa

L’avvocata Geradini ha ribadito il “rispetto verso la famiglia Tramontano” e ha chiesto che venga data all’imputato la possibilità di lavorare in carcere per poter risarcire i danni. Una posizione che però non ha smosso la Corte né la parte civile, rappresentata dall’avvocato Giovanni Cacciapuoti.

Il caso ha scosso l’opinione pubblica per la sua brutalità e per il contesto di menzogne in cui è maturato. La sentenza conferma una sola cosa: non c’è stato perdono, né sconto, solo la rinuncia a qualificare il delitto come premeditato.

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