Il Teatro Sannazaro di Napoli sarà il palcoscenico sul quale andrà in scena, martedì 1 luglio 2025 alle ore 21.00, l’attesissimo debutto di Confusioni di Alan Ayckbourn, portato in scena dall’Associazione Culturale Nouveau Théâtre de Poche. Lo spettacolo, incluso nella programmazione del Campania Teatro Festival 2025, vedrà in scena Massimo De Matteo, Angela De Matteo, Luciano Giugliano, Stefania Remino e la partecipazione straordinaria di Ernesto Lama, per la regia di Peppe Miale. L’allestimento si avvale dei costumi curati da Chiara Aversano, le scene di Marianna Antonelli, le musiche al piano di Mariano Bellopede, disegno luci salvatore Palladino e Gianni Caccia, e il coordinamento di una solida équipe composta anche da Giuseppe D’Alessandro (assistente alla regia), Giorgio Milano (assistente costumi) e Arianna Sica (assistente scenografa).
Una commedia inglese dalle mille sfumature
Confusioni, scritta nel 1974, è considerata una delle opere più rappresentative del drammaturgo britannico Alan Ayckbourn. La sua forza risiede nella struttura originale e nella pluralità di registri: si compone di cinque atti unici, ognuno autonomo nella forma, ma legati da personaggi ricorrenti e da un unico tema dominante – l’incomunicabilità umana. Il testo, nella raffinata traduzione italiana di Masolino D’Amico, mantiene intatta la propria attualità, toccando con ironia tagliente dinamiche familiari e interpersonali che resistono al tempo.
Adattamento italiano tra ironia e introspezione
Come sottolineato dal regista Peppe Miale, lo spettacolo rappresenta per la compagnia una sfida artistica fondata su un’attitudine già sperimentata in precedenza con altri testi come Muratori di Erba, o gli spettacoli dedicati a Jerry Lewis, Fred Buscaglione e all’epopea del primo scudetto del Napoli, firmato De Giovanni. L’intento registico è quello di declinare la comicità tipicamente “english” dell’autore verso un tono più vicino alla nostra ironia mediterranea, sempre brillante ma capace di generare empatia nel pubblico. “Divertimento che mai si disgiunga da una riflessione profonda sull’ascolto e soprattutto sul non ascolto che caratterizza i tempi che viviamo”, sottolinea Miale nelle sue note di regia.
Cinque quadri per un’unica verità negata
I cinque atti che compongono Confusioni sono estremamente eterogenei per tono e costruzione drammaturgica. Si alternano grottesco, farsa, realismo, assurdo e suggestioni beckettiane, in un continuo gioco di specchi che riflette le contraddizioni dei rapporti umani.
Figura materna
Nel primo quadro, Figura materna, ci troviamo davanti a una donna intrappolata nel proprio ruolo di madre, tanto da non riuscire più a riconoscere la maturità degli adulti che la circondano. Tutti, per lei, sono bambini, anche il vicino di casa e il marito, che finiscono per assumere comportamenti infantili, in una sorta di teatro dell’assurdo.
Al bar
Nel secondo atto, Al bar, il marito della donna – in viaggio per lavoro – tenta goffamente, con una crescente euforia alcolica, di sedurre una delle due stagiste annoiate incontrate in un anonimo bar di provincia. Qui la scena assume toni realistici, ma la seduzione si tinge di imbarazzo e alienazione, in un corteggiamento che fallisce a causa di una comunicazione disfunzionale e priva di reale sincerità.
Tra un boccone e l’altro
Il terzo atto, Tra un boccone e l’altro, assume i tratti del teatro sperimentale. Il pubblico osserva la scena attraverso gli occhi di un cameriere silenzioso, mentre due coppie litigano furiosamente, rivelando frammentazioni relazionali profonde. Il cameriere – impassibile testimone muto – diventa lo sguardo del pubblico su una società che urla ma non ascolta.
La festa di Gosforth
Nel quarto quadro, La festa di Gosforth, l’atmosfera si fa da farsa grottesca. Un’improbabile festa di campagna organizzata da un personaggio ossessivo ed entusiasta degenera in disastro totale, tra gag, fraintendimenti e panico crescente. L’evento, apparentemente fondamentale per i protagonisti, si svuota progressivamente di significato, ridotto a puro caos organizzativo.
Due chiacchiere al parco
Chiude la pièce l’atto Due chiacchiere al parco, in cui cinque personaggi si incontrano e provano a parlarsi, ma finiscono per rimanere ognuno intrappolato nel proprio monologo interiore. Il quadro, dal tono quasi beckettiano, rappresenta l’apice del tema dell’egocentrismo emotivo: nessuno ascolta davvero, nessuno riesce a stabilire un contatto autentico.
La sordità emotiva come paradigma della società
I personaggi di Confusioni parlano, urlano, si sovrappongono, tacciono, ma ciò che manca sempre è l’ascolto sincero. Una sordità emotiva sistemica, che li isola e li condanna a una solitudine ineluttabile. Il tutto si svolge in luoghi dove si colloquia logorroicamente senza mai dialogare: ogni ascolto è strumentale, mai veramente aperto all’altro. Come afferma il regista: “Forse è troppo tardi, e sullo spettacolo – o sulla vita? – cala la tela. Peccato per la vita. Sarebbe stato sufficiente sentire e guardare per riconoscersi. Meglio per il teatro. Capire quasi mai fa rima con ridere”.