Un altro reperto fa ritorno a Pompei, spinto dal rimorso e forse anche dalla paura della cosiddetta “Maledizione di Pompei”. Nei giorni scorsi, al Parco Archeologico è arrivato un pacco proveniente da Bolton, nel Regno Unito: al suo interno, frammenti di intonaco, tegole e mosaici, trafugati negli anni ’70 da un turista inglese.
A restituirli, però, non è stato l’autore del furto, bensì suo nipote. Ritrovati nel solaio di casa, i reperti sono stati accompagnati da una lettera in cui il mittente spiega l’origine del “bottino” e manifesta il desiderio di rimediare, restituendo quanto sottratto illegalmente mezzo secolo prima.
Non è la prima volta che accade: la pagina Facebook “Pompeii – Parco Archeologico” documenta da anni episodi simili, con pacchi anonimi, lettere di scuse e confessioni cariche di pentimento che giungono da ogni parte del mondo.
Alla base di questi gesti c’è spesso la convinzione che portare via qualcosa da Pompei attiri sfortuna. Una leggenda antica quanto la città stessa: la cosiddetta “maledizione di Pompei”, un misto di superstizione e senso di colpa, ha fatto il giro del mondo, spingendo molti a rispedire ciò che avevano preso dal sito, magari decenni prima.
Sarah Riera