“La cosa che più mi piace di Napoli? Il senso di comunità che si respira ovunque e in chiunque incontri. Quello che, invece, mi piace di meno è il fatto che non ci sia abbastanza lavoro, e che trovarlo sia davvero molto impegnativo”.

Così la regista Trudie Styler parla del capoluogo campano che, nel suo documentario “Posso entrare? An Ode to Naples” ‒ scritto e realizzato nel 2022, in onda oggi, in seconda serata, su Rai 1, e disponibile su RaiPlay ‒ viene omaggiato nei suoi risvolti più calorosi e civili.

La Styler ‒ affermata attrice, autrice, regista e produttrice britannica residente in America, sposata da tanti anni con il cantante Sting e innamorata dell’Italia ‒ conosce bene il nostro Paese, diventato per lei e per il marito una seconda casa da quando, molti anni fa, è rimasta affascinata dalla Toscana e dalla sua atmosfera rurale al punto da acquistare e trascorrere molto tempo in una tenuta immersa tra i vigneti della zona del Chianti.

Con un punto di vista partecipe, ma anche con la curiosità e lo stupore di chi, come lei, è nata e cresciuta altrove diventando cittadina del mondo, la regista osserva e racconta luoghi, persone e storie di Napoli, partendo dal rione Sanità e da don Antonio Loffredo, sacerdote impegnato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, che ha trasformato la chiesa in uno spazio di aggregazione e di creatività per tanti ragazzi del quartiere.

Il viaggio procede attraverso una metropoli tanto accogliente quanto difficile, raccontando le storie di persone che hanno subìto un crimine e hanno deciso di reagire non con la vendetta personale, ma con l’impegno civile. Senza mai cadere in stereotipi, la Styler riesce a mostrare bellezza e fatica di un luogo unico al mondo: “Una città molto avvincente, vitale, brulicante”, l’ha definita l’autrice, “una città di contrasti, dove ogni cosa è vita, ogni angolo è pieno di storia, colori e sorprese, ma anche oscurità”, spingendosi a dichiarare, alla fine del suo lavoro, che “New York è finita, il futuro è a Napoli. Le persone con cui ho parlato che hanno deciso di rimanere, sono soprattutto artisti che considerano questa città il loro posto. Napoli è casa loro e sentono molto il senso di appartenenza”.

Nel documentario non mancano Sting e la sua musica, con una suggestiva e commovente esibizione dal vivo nel carcere di Secondigliano, dove il cantante ha suonato il brano “Fragile” con una delle chitarre speciali costruite dai detenuti con il legno dei barconi dei migranti approdati a Lampedusa.

“Ho camminato per le strade”, ha detto Trudie Styler nel gennaio di quest’anno, in occasione dell’anteprima del documentario nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra, “e bussando alle porte dicevo ‘posso entrare?’. Le porte mi si aprivano. Le persone mi offrivano un caffè e mi parlavano di loro, della loro vita. Mi facevano sentire parte di una comunità, come mi accadeva da piccola nel paesino del nord dell’Inghilterra dove vivevo, dove tutti stavano sempre per strada e si conoscevano”.

Con una narrazione intima e coinvolgente, il documentario rappresenta un omaggio sincero a Napoli e alla sua gente. Non è solo un film, ma un invito a scoprire e vivere in una città che incarna l’essenza della trasformazione e della resilienza. “E a tornare con le tue riflessioni su cosa è davvero Napoli”.

Viviana Rossi

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