È stato scarcerato Luigi Di Martino, arrestato il 15 luglio durante il maxiblitz dei Carabinieri di Torre Annunziata, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. La decisione è arrivata dal giudice per le indagini preliminari Antonino Santoro, che ha accolto la tesi difensiva presentata dall’avvocato Giuseppe De Luca, revocando così la misura cautelare in carcere a carico del giovane. Di Martino era accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, in concorso con la zia Gemma Donnarumma, nota come Donna Gemma, moglie del boss Valentino Gionta.
L’accusa: assunzione imposta con metodo mafioso
Secondo l’ipotesi accusatoria della DDA e della Squadra Mobile, Luigi Di Martino avrebbe esercitato pressioni su un imprenditore del territorio per ottenere un’assunzione forzata presso un’impresa operante all’interno del cimitero di Torre Annunziata. A sostenerlo e spalleggiarlo ci sarebbe stata la zia Gemma Donnarumma, sorella della madre del giovane e figura storica del clan Gionta.
Il posto di lavoro in questione era precedentemente occupato da Francesco Gallo, marito di Nunziata Donnarumma — detta Titina — sorella di Donna Gemma. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, proprio Titina si sarebbe inizialmente opposta al licenziamento del marito, ma alla fine avrebbe accettato quanto stabilito dalla sorella Gemma, che avrebbe imposto l’ingresso del nipote all’interno dell’organico.
L’episodio, nella visione investigativa, si inserisce in una classica dinamica di controllo territoriale mafioso: imporre nomi, decidere assunzioni, ribadire il potere del clan sul tessuto economico e sociale.
La linea della difesa: Di Martino estraneo ai fatti
Fin dal primo momento, la difesa di Luigi Di Martino ha sostenuto una tesi precisa: l’estraneità completa dell’indagato rispetto ai fatti contestati. In sede di interrogatorio, l’avvocato Giuseppe De Luca ha messo in evidenza un dato ritenuto centrale: Luigi Di Martino si sarebbe allontanato da Torre Annunziata da oltre tre anni prima dell’episodio contestato.
Secondo la tesi difensiva, il giovane non avrebbe alcun contatto con ambienti criminali, né avrebbe esercitato pressioni su imprenditori, né partecipato direttamente alle condotte estorsive su cui si basa l’impianto accusatorio.
“Non risulta alcuna prova di un coinvolgimento operativo del mio assistito. La sua distanza geografica e personale dalla città è un elemento che esclude ogni partecipazione diretta”, avrebbe sostenuto l’avvocato De Luca.
La decisione del GIP Santoro e il futuro dell’inchiesta
Il giudice Antonino Santoro ha accolto pienamente la tesi della difesa, ritenendo che non sussistano elementi sufficienti per mantenere la custodia cautelare in carcere. Con la sua decisione, ha quindi revocato la misura restrittiva, disponendo la scarcerazione di Luigi Di Martino.
Una scelta giudiziaria che, almeno per il momento, sembra indebolire l’impianto accusatorio nei confronti del nipote di Donna Gemma e ridimensionare il rilievo penale delle sue presunte condotte.
Resta tuttavia aperta l’inchiesta, che coinvolge ancora Gemma Donnarumma, figura centrale nell’universo criminale oplontino, e che punta a fare luce su presunte estorsioni e su un più ampio sistema di assoggettamento del territorio da parte del clan.
Per ora, però, Luigi Di Martino è tornato in libertà. Resta da capire se, con i prossimi sviluppi investigativi, emergano nuovi elementi in grado di riaprire il fronte accusatorio oppure di archiviare definitivamente la sua posizione.