Sera d’agosto, Ezio, scendeva dalla casa materna, quattro passi e stava in Basilica, la porta già stava per chiudersi, la suora lo vide e lo fece entrare. Un pò imbarazzato, a passi veloci, attraversò il corridoio tra le due file di posti… era all’altare. Splendida come sempre, si presentava la Madonna della neve, stranezze di questa terra, la storia ha dato il nome della neve ad una tra le più belle Madonne nere.
La guardò, avrebbe voluto sedersi e dialogare un pò con lei, ma la suora aspettava per chiudere la basilica. Il tempo, di fare una preghiera e poi dopo essersi segnato, si avviò all’uscita… quanta calma e quanta pace si respirava in quell’ambiente.
Riprese il suo tempo, fuori la Chiesa, Filippo e Giulio, come al solito lo chiamarono e lui non si fece pregare… ma sì due zeppole e panzarotti, non possono farmi tanto male. Le cibarie, vennero ingurgitate in fretta, e tra esse, la solita chiacchieratina savoiarda, che non poteva mancare… e ciò che avrebbe richiesto, solo pochi minuti, ne prese molti di più. Esauriti i convenevoli, i due ristoratori inventati, misero in moto il loro treruote e salutarono. Solo, era rimasto solo, ma ora c’era la sete da soddisfare e quale fontana dona acqua più fresca di quella in via de Simone? Il Sarno, qui prende vita e sgorga come alla foce, freddo e saporito, poi s’incamminò verso la sua auto, si girò per dare il saluto serale alla Basilica, quando, da lontano vide qualcosa che lo incuriosì non poco.
Sulle scale esterne della Chiesa una donna seduta con qualcosa in braccio… a quest’ora? E senza un’anima viva? Tornò sui suoi passi, e si avvicinò a quella figura… Vestita di un abito chiaro, ma che aveva conosciuto tempi migliori e tra le braccia aveva un fagottino che sembrava guardarlo. Strano davvero… La donna alzò la testa e mostrò il colore della sua pelle…era nera. Il pensiero corse subito ad una migrante che aveva trovato asilo su quelle scale, e, si affrettò a domandarglielo, mostrando qualche conoscenza linguistica.
– Ezio, assettet, fu la risposta della donna…
Ma come fa a sapere il mio nome?
– Assettet replicò lei, e parl… ma io non vi conosco, blaterò con un filo di voce.
– Asettet e parl dicim chell ca me stiv ricenn primm.
Si sedette, ormai in balia dei pensieri più strani… ma io stasera non ho parlato con nessuno, pensava tra sé: parlame ribattè la donna, mentre il suo bambino, si muoveva come se volesse andare in braccio a lui ecco, ma voi come mi conoscete?
– Sto a tant anne ca te sent e tu nun me cunusce ancora?
Ma io stasera ho parlato solo con mia madre e poi con la Madonna.
– Ja parl… ma allora voi siete la Madonna della neve? disse quasi tremando…
– Si Tu nun sai ca ogni ser io scenc a copp u tron e vac cammenann pa Torr, a purtà u figlio mio a chi n’allav bisogno, mò staser aggia ntis u dolor tuoi, ja parlame.
Ma no, c’è tanta gente che soffre più di me, le mie sono pene diverse, io sono solo un peccatore.
– Figliu mio, si nun ce stessen i peccatur, nun servessen i sant, vai parlame…
Io non so cosa ho fatto, ma forse so che stavo perdendo un regalo fattomi dal cielo…la vita…
– Si, ma pienz a te vulè bben. Ma mò nun perdimm tiemp, vien cu mmè, int e vicul ce sta nu criatur ca è nat a poc e nun ver e damm na man, a vita è na cosa strana e tu iè penzà a chell’atu poc ca è campà… jamme pigliate a Gesù e puortel nu poc mbraccia…
Le lacrime di Ezio a questo punto, non abbero più voglia di stare dentro ed esplosero, ma il Bambino, con la sua manina, le toccava, quasi per asciugarle. Poi lo strano trio, si perse nei vicoli, ancora devastati dal terremoto del 1980. Case fatiscenti, rovine per terra, rifiuti a mille, qualche ratto, passeggiava alla ricerca di qualcosa da mangiare… questa, anche questa è Torre.
Ecco… un portoncino, poche scale da fare e una porta a cui bussare. Venne ad aprire un uomo, imbruttito dai mille problemi del vivere, che in parte gli avevano tolta la maschera della sua giovane età.
Chi siet? che vulit?
– Visciè, famm passà… disse la Madonna con tono dolce ma imperioso.
E tu chi sì… negra?
– Io te sò, mamm, sora, e vita, famm verè figliet comm sta!
Ma scusat, comm sapit sti ccos?
– Nun perdimm tiemp e poi rivolgendosi ad Ezio… damm u Criatur.
Entrarono e videro, lo spoglio appartamento, avvolto in una luce cupa, sul letto, una ragazza, ormai donna, aveva in braccio un bambino, con gli occhi chiusi e lo stringeva a sè, versando più lacrime di quante ne possedesse in corpo. Il medico in ospedale era stato chiaro: Non ha sviluppato bene gli occhi, sarà cieco… ed ora la donna, lo accarezzava, lo stringeva e piangeva.
– Famm assettà, nennè, disse la Madonna e si sedette in un cantuccio del letto… poi, rivolto alla madre… Damm st’angiolett, e lo mise accanto a sè sul letto e… rivolgendosi al suo bambino…
– Pe piacere Signor mio, dà ll’uocchie a stu criatur, a te abbast na guardat
Il Bambino, lo guardò, sorrise un po’ e poi stese su di lui la mano… e gli si aprirono gli occhi…
Un pianto si udì per le strade cupe del vicolo delle carceri, e da quella stanza, uscì una luce così forte da illuminare il tutto. Il padre, uomo forte e coraggioso, gettò via la sua baldante arroganza e si gettò a terra ai piedi della Madonna… perdunatem, perdunatem…
Maronna mia… la moglie, asciugò le sue lacrime e le prese la mano… Grazzitant… Vui me sit Mamma e io sò figlia vost devota, si vulit, pigliateve ll’uocchie mie, ma la Madonna sorridendo, si alzò e si avviò alla porta. I tre se ne andarono, senza parlare, Ezio prese di nuovo il Bambino in braccio e rivolgendosi alla Madonna… C’è altro da fare? Vi posso accompagnare?
– No, mò ie sul penzà a campà chest’atu poc ca tieni.
All’improvviso, tutto scomparve…
Figuratevi come si sentisse il pover’uomo… in quel momento si ritrovò vicino alla fontana, con la bottiglia che, ormai piena, buttava acqua da fuori Ho sognato tutto, pensò tra sè, ma forse è, meglio così, sembrava tutto così strano e poi chi mi crederebbe… poi di nuovo s’incamminò per andare verso la sua automobile, quando una confusione lo attirò. Un gruppo ben nutrito di persone stava arrivando in pazza Giovanni XXIII della pace, davanti alla Basilica.
A Maronn, avimma vist a Maronn…
E’ venut a casa nost e ha rat ll’uocchie a figliem.
Tanta gente, quasi una processione con a capo una madre con un bambino in braccio, il padre al suo fianco e tante ma tante persone che aumentavano sempre di più. E chiamavano per fare aprire la Basilica.
Una suora, poi due, poi ancora, si affacciarono dai balconi dell’ex orfanotrofio chiedendo cosa fosse successo. Scesero, li sentirono con attenzione, ma anche con una certa diffidenza, poi aprirono le porte della Basilica.
Una fiumana di gente, cantando la canzone di Maria della neve, invase la Chiesa, tutti diretti verso l’altare della Madonna… Il suo altare, ben preparato, aveva la luce spenta, come se non ci fosse il Sacramento nel tabernacolo e… il trono? Era vuoto, la Madonna non c’era. Tra lo sconforto generale, mentre qualcuno pensava che la sacra icona fosse stata trafugata, una voce si alzò sopra tutti.
Ezio era tornato indietro… Uiccann ce stev pur chist, nziem a Maronn.
Si ma state tranquilli, tra poco torna, doveva ancora aiutare qualcuno.
Tutti si sedettero e cominciarono a pregare, davanti all’altare solo due, inginocchiati a terra a pregare con quanta più forza avevano… Il padre e la madre di quel bambino, che ora, dalle braccia della nonna, guardava con occhi brillanti ciò che non capiva. Un soffio di vento, in Basilica… il cero davanti al tabernacolo che lentamente si accese da solo e… tra lo stupore di tutti, comparve la Madonna col Bambino, assisi nel trono… Un applauso, misto a commozione, prese l’intera popolazione ivi raccolta, solo il padre, con gli occhi levati verso il trono, stando in ginocchio, spalancò le braccia e con voce possente, seppur rotta dal pianto…
Bonasera OI MA’!!!
Ernesto Limito