L’incendio scoppiato nel pomeriggio nell’area del Parco nazionale del Vesuvio, nel territorio comunale di Terzigno, ha assunto in poche ore una voracità impressionante, con fiamme che si sono rapidamente estese e alzate. Tre i fronti principali: il più vasto avanza verso Boscoreale e Boscotrecase; un altro si sviluppa in quota, intorno ai mille metri, raggiungendo la zona del Piazzale della Legalità; il terzo, infine, si muove verso San Giuseppe Vesuviano.
Danni e territorio devastato
Il Vallone del Fico è ormai completamente divorato dalle fiamme, come anche l’intera pineta della Cupaccia sopra l’ex tenuta Fabbrocini. Particolare preoccupazione desta il fronte più basso, che sta avanzando verso valle, in un’area dove l’intervento dei soccorritori è particolarmente difficile. Le fiamme altissime sono visibili a grande distanza e illuminano la montagna come una ferita rossa e fumante, trasformando il Vesuvio in uno scenario di distruzione e dolore.
La lotta contro il fuoco e l’ostacolo umano
Canadair, Vigili del fuoco e squadre della Protezione civile sono impegnati da quattro giorni senza sosta per contenere il rogo. Nella notte, le operazioni si sono concentrate sul versante torrese, mentre domani all’alba è previsto un massiccio intervento dei mezzi aerei, con attività potenziate per tutto il giorno. Le squadre di terra continuano a contenere le fiamme nelle zone accessibili, ma l’efficacia degli interventi è limitata dal terreno e dalla vastità dell’incendio.
A complicare ulteriormente la situazione, la presenza di numerosi curiosi e “turisti del macabro” che, lungo le strade di Via Zabatta, Via Nespole della Monica, Via Lavarella e Via Avini, intralciano la viabilità e rallentano l’azione dei mezzi di soccorso. La Prefettura di Napoli e i sindaci dei comuni interessati hanno richiamato alla responsabilità, sottolineando come questo atteggiamento rappresenti un pericolo per tutti. Il fuoco si è incanalato nella Cupaccia, a quota 600 metri. A breve il rogo potrebbe arrivare sulla Matrone a quota 750 e rischia di passare nella vicinissima Valle dell’Inferno.
Un dramma che va oltre il fuoco
Non si tratta solo di un incendio naturale o dovuto al vento, ma di un fenomeno in cui si intrecciano interessi e illegalità. Da anni si sospetta l’esistenza di un “business sporco” legato agli incendi boschivi: appalti milionari per lo spegnimento, la riforestazione e la “messa in sicurezza” che alimentano un circuito perverso, dove la natura viene distrutta e ricostruita a spese della collettività, arricchendo pochi.
La camorra, in questa dinamica, gioca un ruolo fondamentale. Se non è più la criminalità violenta degli anni passati, si è trasformata in un’organizzazione in grado di infiltrarsi ovunque ci siano soldi facili e controlli deboli. Oggi, mentre il Vesuvio brucia, dietro alle fiamme si nasconde la mano di chi trae profitto dalla devastazione e dal dolore.
Un appello per il rispetto del Vesuvio
Il Vesuvio non è solo un paesaggio o un monumento naturale: è un simbolo, un’identità profonda che appartiene a tutta la comunità campana. Chi appicca questi incendi non distrugge soltanto alberi, ma ferisce la dignità di un popolo intero. Serve un impegno collettivo per proteggere questo territorio, combattendo non solo le fiamme, ma anche la corruzione e l’illegalità che le alimentano.