Savarese, appena 14 anni, si è presentato sul tatami nella categoria +73 kg, non la sua abituale, ma questo non gli ha impedito di imporsi con personalità e determinazione. È stato l’unico azzurro a rappresentare l’Italia (in base ai criteri molto restrittivi di partecipazione) in questa edizione e il primo atleta italiano a vincere la competizione internazionale.
Il percorso verso il titolo è stato impeccabile: tre incontri vinti per ippon contro i padroni di casa Rozgonyi, Novak e Demeny. In finale, contro un avversario particolarmente aggressivo, Cristian ha chiuso il discorso in soli otto secondi, firmando un successo netto e memorabile.
A fine gara, il giovane judoka ha raccontato la sua emozione: “Sono felicissimo. Il judo è la mia seconda casa: lo pratico da quando avevo due anni seguendo le orme di mio papà, Giovanni Savarese, che è anche il mio maestro. Lo adoro e ogni giorno mi trasmette la passione e la disciplina per questo sport. Ho preparato questa gara con tanto impegno, pur combattendo in una categoria non mia. Vincere tre incontri per ippon e chiudere così la finale è stata un’emozione indescrivibile”.
Il successo di Cristian è anche il frutto del lavoro condiviso con il suo papà-maestro Giovanni Savarese, che lo accompagna quotidianamente sul tatami, guidandone la crescita tecnica e personale, e trasmettendogli quei valori di sacrificio, rispetto e dedizione che sono alla base del judo.