Per Giordano, la misura «rappresenta un ostacolo significativo per tutto il comparto vitivinicolo italiano». Gli Stati Uniti, sottolinea, sono infatti uno dei principali mercati di sbocco per i vini italiani, e l’imposizione del dazio rischia di ridurre sensibilmente la competitività rispetto a concorrenti non soggetti a simili barriere commerciali, come i produttori di Cile e Australia.
Il presidente del Consorzio spiega che si potrebbe assistere a un rallentamento delle esportazioni, con conseguente contrazione dei margini per i produttori e una perdita di quote di mercato faticosamente conquistate negli anni.
Il sostegno alla Cia Campania e il ruolo identitario del vino
Giordano si è detto «pienamente d’accordo» con l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Cia Campania, che aveva già denunciato i rischi per il comparto vitivinicolo regionale e nazionale. Ha ricordato come il settore non debba essere considerato soltanto un asset economico strategico, ma anche un presidio culturale e identitario dei territori.
Ha inoltre evidenziato che, in Campania, molte piccole e medie aziende lavorano con margini limitati e hanno compiuto investimenti significativi per affermarsi sui mercati internazionali. Proprio queste realtà, meno strutturate e più vulnerabili, sarebbero le prime a subire gli effetti negativi del dazio.
Crescita, enoturismo e Dop Vesuvio
Secondo Giordano, un provvedimento di questo tipo rischia di frenare bruscamente la crescita del comparto, con difficoltà accentuate per le aziende minori. Alcune realtà stanno aprendo le proprie cantine ai visitatori con percorsi enoturistici, un fenomeno che non è più di nicchia e che contribuisce a valorizzare l’intero distretto vesuviano.
«Alcune aziende lo fanno da tempo, altre stanno iniziando», ha spiegato Giordano, sottolineando che l’enoturismo può diventare un volano vincente per la Dop Vesuvio e offrire occasioni di scoperta di prodotti d’eccellenza come l’albicocca del Vesuvio e il pomodorino del piennolo Dop.
L’apprezzamento oltreoceano e i rischi di un ridimensionamento
Negli ultimi anni, i vini campani hanno ottenuto un crescente apprezzamento sui mercati internazionali, in particolare in quelli statunitensi. Tuttavia, con l’introduzione dei dazi, i costi per gli importatori americani aumenterebbero, e ciò potrebbe indurli a ridurre gli ordini o a rivolgersi a prodotti alternativi, più competitivi sul piano del prezzo.
Giordano ha avvertito che ciò potrebbe tradursi in un calo significativo dell’export e in un rallentamento della promozione dei vini campani sui mercati esteri.
Il Lacryma Christi e le eccellenze vesuviane
Il presidente del Consorzio ha richiamato l’attenzione anche sui vini simbolo del Vesuvio, come il Lacryma Christi, spiegando che l’aumento dei costi legati ai dazi potrebbe renderli meno accessibili sul mercato statunitense.
«Il rischio concreto è che si riduca la loro presenza sugli scaffali e nei ristoranti americani», ha dichiarato, aggiungendo che una simile eventualità comporterebbe ricadute negative sia economiche che di visibilità internazionale per l’intero distretto vesuviano.
L’appello all’Unione Europea e le misure di sostegno
Di fronte a questo scenario, Giordano ha rivolto un appello alle istituzioni comunitarie: «È fondamentale che l’Unione Europea torni al tavolo negoziale con gli Stati Uniti per trovare un accordo che escluda il vino italiano da questi dazi, come già avvenuto in passato».
In attesa di un possibile accordo, il presidente del Consorzio ha sollecitato l’adozione di misure di sostegno diretto per i produttori penalizzati: incentivi all’export verso mercati emergenti, fondi per compensare le perdite e un’intensa promozione internazionale del valore qualitativo e identitario del vino italiano.
Un impegno che, secondo Giordano, potrebbe contribuire a giustificare un prezzo più elevato presso il consumatore finale e mitigare almeno in parte gli effetti delle tariffe statunitensi.









