Un omicidio di camorra che ha scosso i Monti Lattari: Alfonso Cesarano, considerato vicino al clan Di Martino, è stato ammazzato venerdì scorso in via Cappella della Guardia. L’inchiesta dell’Antimafia ha ricostruito il percorso dei killer e si sta tentando di individuarne l’identità, mentre si preparano funerali blindati in forma strettamente privata sotto rigide misure di sicurezza.
Funerali in forma privata e misure di sicurezza
In attesa dell’autopsia sulla salma di Alfonso Cesarano, il 34enne ucciso venerdì pomeriggio a Gragnano, la Questura ha già predisposto le misure di sicurezza per i funerali. La cerimonia si terrà in forma privata e vi potranno accedere solo i parenti più stretti della vittima, per motivi di ordine pubblico. Una scelta resa necessaria dal clima di forte tensione che da giorni interessa i comuni di Gragnano, Casola e Lettere.
L’inchiesta dell’Antimafia e i primi sviluppi
Dopo l’omicidio definito dagli investigatori un “eccellente” agguato di camorra, l’inchiesta è stata presa in carico dall’Antimafia e dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata. Le indagini proseguono con ritmo serrato e nel massimo riserbo. I militari hanno analizzato i filmati del sistema di videosorveglianza comunale di Gragnano, riuscendo a ricostruire il percorso compiuto dai due sicari, fuggiti a bordo di uno scooter rubato.
Il percorso dei killer
Secondo quanto ricostruito, i due killer sono partiti da via Torricelli, hanno imboccato via Cappella della Guardia e lì si sono appostati in attesa della vittima, che probabilmente stava rientrando dal lavoro. Quando Cesarano è uscito di casa intorno alle 15:30, i sicari hanno aperto il fuoco: 14 colpi d’arma da fuoco, cinque dei quali hanno raggiunto il 34enne. L’uomo viaggiava su uno scooter insieme alla sua cagnolina, rimasta anch’essa uccisa. Subito dopo l’agguato, i due sono fuggiti per via Cappella della Grotta, sino all’incrocio con via Petrelloni, proseguendo in direzione Gragnano. Arrivati nella zona dell’ex carcere, hanno imboccato la rotonda che conduce a via dei Pastai e via Ponte Trivione, disperdendosi nel centro cittadino.
Identikit e analisi dei dettagli
I carabinieri stanno concentrando l’attenzione sull’identificazione dei sicari. Le analisi dei frame video si focalizzano su caschi, indumenti, scarpe e accessori indossati dai due. Le prime ipotesi investigative indicano che almeno uno dei killer conoscesse bene Cesarano e i suoi spostamenti quotidiani. Contestualmente sono stati ascoltati i familiari della vittima per chiarire eventuali legami o conflitti personali. Un tassello importante sarà fornito anche dall’esame autoptico, che servirà a definire con precisione il tipo di arma usata e la sua provenienza.
La pista della ritorsione e il contesto criminale
Gli investigatori seguono la pista della ritorsione legata all’omicidio di Ciro Gargiulo, il narcos ucciso nel febbraio 2024 nella sua abitazione a Casola. Al centro dello scontro vi sarebbe la gestione del traffico di marijuana nell’area dei Monti Lattari, terreno di scontro tra gruppi rivali. Cesarano, considerato il braccio destro di Fabio Di Martino, figlio del boss Leonardo “’o lione”, avrebbe svolto il ruolo di ambasciatore del clan nei territori di Lettere e Casola.
Un’escalation di violenza
Il profilo criminale di Alfonso Cesarano era già noto alle forze dell’ordine. Stava scontando ai domiciliari una condanna per tentato omicidio ai danni di esponenti di un’organizzazione rivale. Nel dicembre 2023 era sopravvissuto a un agguato con un fucile d’assalto AK47, mentre due mesi dopo era stato ammazzato Ciro Gargiulo. L’agguato di venerdì pomeriggio appare dunque come l’ultimo atto di una spirale di violenza che mette a rischio l’equilibrio criminale dell’area, in un territorio formalmente controllato dal clan Di Martino. Un affronto che, secondo le ipotesi investigative, potrebbe aprire la strada a nuove e imminenti ritorsioni.










