“La miseria è il vero copione della comicità. È già tragedia, perciò si ride”. Così Peppino De Filippo, indimenticato interprete di commedie di grande successo e spesso identificato, a torto, diversamente dal fratello Eduardo, solo con la comicità, si esprimeva parlando dell’arte di far ridere.
Un’arte da lui brillantemente portata “in scena” anche nella serie televisiva in otto episodi “La carretta dei comici”, diretta nel 1970 da Andrea Camilleri (all’epoca, autore e regista Tv prima di diventare lo scrittore del Commissario Montalbano e di tanti altri libri) e scritta da Luigi De Filippo (figlio di Peppino) e Vittoria Ottolenghi, che Rai 5 trasmetterà per tre domeniche consecutive (il 14, 21 e 28 settembre) dalle 15:45 circa.
In quella che, nella Tv di oggi, sarebbe una “fiction” a tutti gli effetti, De Filippo veste i panni di Felice Papocchia, capocomico genialoide e pasticcione di una scalcinata compagnia di teatranti itineranti, che tira a malapena a campare con recite in piazza nel Ducato di Milano. Nell’episodio “La fame” (il primo dei tre che allieteranno il pomeriggio domenicale del 14 settembre) siamo nel 1600, epoca in cui i commedianti non hanno vita facile e sono considerati alla stregua di poco di buono, tanto che un prepotente signorotto locale ingiunge ai comici di sloggiare. Papocchia, che, in questo come negli altri episodi della serie, è puntualmente vittima, suo malgrado, di ogni genere di avversità, viene condannato a subire un grottesco castigo, ma riesce comunque ad escogitare una bella vendetta.
Nel secondo episodio (“La guerra”), anch’esso ambientato nel 1600, Felice e la sua famiglia sono alle prese con una guerra che li circonda da ogni parte, e che impedisce loro di svolgere serenamente la professione di comici. Nel villaggio di Collesanto, in Valtellina, si vedono attorniati da molti eserciti, ognuno dei quali vuole impadronirsi di certe casse di esplosivo custodite proprio in quel luogo. Dopo mille peripezie, a Felice Papocchia e al suo gruppo non rimane che dirigersi verso la Francia, sperando di ottenere in questa terra maggior fortuna e maggiore considerazione.
Dopo varie disavventure, “Il successo” (così si intitola il terzo episodio) arriva, per Felice e i suoi compagni, a Parigi, dove recitano nelle piazze e nelle taverne coinvolgendo il pubblico, che si diverte moltissimo alle loro improvvisazioni. Le maschere di Arlecchino e Pulcinella diventano famose e amate in tutta la città e i nostri eroi sognano di riuscire a recitare anche a corte. Quando la possibilità di esibirsi di fronte a Luigi XIII sembra stare per concretizzarsi, la compagnia di Papocchia si trova, però, a doversi confrontare con l’invidia degli attori della Comédie Française.
Ognuno degli episodi della serie (che prosegue, il 21 settembre, con “L’opera buffa”, “Via le maschere” e “Il sosia”, per concludersi, il 28 settembre, con “Il giocatore” e “I maccheroni”) è introdotto dallo stesso Peppino De Filippo che, fedele al suo ruolo di “capocomico”, come è stato definito anche da Federico Fellini per la sua capacità di intrattenere il pubblico sia a teatro che al cinema, prepara lo spettatore televisivo a ciò che vedrà.
Viviana Rossi









