È durata appena otto giorni l’operazione dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. In tre giorni sono stati raccolti elementi fondamentali, grazie a intercettazioni e telecamere di videosorveglianza, che hanno permesso di ricostruire tutte le fasi dell’agguato del 30 agosto: dalla preparazione all’esecuzione, fino alla fuga. Nei giorni successivi sono stati messi nero su bianco gli atti di fermo che hanno portato all’arresto dei tre sospettati.
Il sequestro dello scooter rubato utilizzato per il raid e della pistola calibro 9×21 con cui è stato ucciso Cesarano ha dato ulteriore solidità al quadro accusatorio. L’accusa per i tre è di omicidio aggravato dal metodo camorristico, ma l’indagine resta aperta: resta da chiarire il movente, che potrebbe essere legato alla faida per il controllo del traffico di marijuana nei Monti Lattari.
L’agguato del 30 agosto
Il 34enne Alfonso Cesarano, considerato vicino al clan Di Martino, stava rientrando a casa dal lavoro quando è stato freddato in via Cappella della Guardia, al confine tra Casola e Gragnano. Sottoposto agli arresti domiciliari per un precedente tentato omicidio, aveva il permesso di spostarsi per ragioni lavorative. Alle 15:30 è caduto in un’imboscata: 14 colpi esplosi, cinque andati a segno, uno dei quali ha trapassato il casco uccidendolo sul colpo. Nell’agguato è rimasta uccisa anche la sua cagnolina.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Aniello Mirante avrebbe premuto il grilletto, mentre Salvatore Bifulco era alla guida dello scooter. Dopo il delitto, i due sarebbero fuggiti verso Boscoreale, rifugiandosi nell’area del Piano Napoli, nota per l’intensa attività di spaccio. Rita Letizia Maugeri avrebbe avuto un ruolo determinante nella fase organizzativa, partecipando ai sopralluoghi e individuando il luogo dove occultare il mezzo utilizzato.
Il profilo di Aniello Mirante
Il presunto killer, Aniello Mirante, ha 38 anni ed è originario di Santa Maria la Carità. Nonostante non abbia un passato criminale di primo piano, è noto per un episodio di violenza: fu arrestato nel 2022 per lesioni gravissime e porto abusivo di arma da fuoco, dopo aver sparato alle gambe di un uomo a seguito di una lite di viabilità nei pressi dello stadio Romeo Menti di Castellammare.
Inoltre, Mirante risulta imparentato con un pregiudicato ritenuto in passato in affari con le cosche del Piano Napoli di Boscoreale, circostanza che rafforza i sospetti sugli intrecci camorristici. Secondo le indagini, sarebbe stato proprio lui a sparare i colpi che hanno tolto la vita a Cesarano.
La figura di Salvatore Bifulco
Salvatore Bifulco, 55 anni, è un consulente finanziario di Castellammare con precedenti per droga e truffa. Per gli inquirenti, nell’agguato avrebbe avuto il ruolo di autista dello scooter. Nonostante la sua attività professionale apparentemente distante da contesti criminali, i carabinieri hanno documentato i suoi contatti con ambienti malavitosi e la sua disponibilità a prestarsi come complice operativo.
Bifulco è stato individuato attraverso le immagini delle telecamere e le intercettazioni, che lo collocano accanto a Mirante nella fase esecutiva del raid. Il suo interrogatorio di garanzia davanti al gip è atteso per chiarire la sua versione dei fatti.
Il ruolo di Rita Letizia Maugeri
La 49enne Rita Letizia Maugeri, residente a Boscoreale, è indicata come la basista dell’operazione. Avrebbe preso parte ai sopralluoghi per monitorare i movimenti di Cesarano e si sarebbe occupata di reperire un rifugio sicuro per lo scooter usato nel delitto. Gli inquirenti sottolineano il suo legame sentimentale con Domenico Guastafierro, narcotrafficante legato al clan Aquino-Annunziata, attualmente detenuto per traffico internazionale di droga.
Questa parentela rafforza i sospetti sulle connessioni tra l’agguato e gli equilibri criminali dell’area vesuviana, in particolare nell’epicentro del Piano Napoli di Boscoreale, considerato uno dei più importanti crocevia dello spaccio in Campania.
Agguato a Gragnano, ucciso Alfonso Cesarano 34 anni, vicino al clan Di Martino
Lo scenario criminale
Alfonso Cesarano, definito il “compariello” del boss Fabio Di Martino, era un punto di riferimento per la gestione degli affari criminali del clan nell’area di Lettere e Casola. La sua morte ha fatto scattare l’allarme degli investigatori, che temono una possibile guerra di camorra.
Il precedente omicidio di Ciro Gargiulo, detto o’ biond, assassinato nel febbraio 2024, e il fallito attentato a Cesarano due mesi prima con un kalashnikov, sono tasselli che gli investigatori collegano al mosaico criminale. L’Antimafia non esclude che il delitto sia una vendetta legata proprio a quelle vicende.
Le indagini puntano a chiarire se dietro l’azione dei tre indagati ci siano state spinte di clan rivali, forse con collegamenti anche con le cosche dell’Agro Nocerino-Sarnese, del Vesuviano e dell’area torrese.
Le reazioni istituzionali
Gli arresti hanno suscitato immediate reazioni. «L’efficacia e la rapidità dell’azione investigativa rappresentano un segnale di grande valore per la comunità rafforzando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella giustizia», ha dichiarato il sindaco di Gragnano Nello D’Auria. Sulla stessa linea il sindaco di Casola, Alfredo Rosalba, che ha affermato: «La rapidità e la determinazione con cui è stata condotta l’operazione sono la dimostrazione che lo Stato c’è e sa rispondere con forza».










