Lo scorso 8 agosto, Angelo Napolitano è apparso in un video insieme alla tiktoker Rita De Crescenzo, girato all’interno del Consiglio Regionale della Campania. I due, sventolando il tricolore, intonavano l’inno nazionale nell’ufficio del consigliere regionale Pasquale Di Fenza, allora esponente di Azione e successivamente espulso dal partito. Proprio quell’uomo, protagonista di apparizioni social e noto come titolare del “Napolitano store”, è oggi al centro di un sequestro milionario disposto dal gip di Nola su richiesta della Procura.
L’identità dell’indagato e la crescita della Am Distribution
L’indagato è Angelo Napolitano, 47 anni, amministratore della Am Distribution Srl, società con sedi a Casalnuovo e Napoli, specializzata nel commercio di elettrodomestici e telefoni cellulari. Negli ultimi anni la società ha registrato un’anomala crescita del fatturato, passato dai 2,2 milioni di euro del 2017 ai 20,8 milioni del 2023, accompagnata da un’intensa attività di promozione sui social network.
Il 19 febbraio 2025, mentre le indagini erano già in corso, la trasmissione televisiva Striscia la notizia ha mandato in onda un servizio dedicato proprio alla Am Distribution Srl, segnalando l’esistenza di un presunto “doppio listino” praticato a seconda della modalità di pagamento scelta dal cliente: in contanti o con strumenti tracciabili.
L’inchiesta della Procura di Nola
Secondo quanto ricostruito dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, la società avrebbe realizzato una frode all’Iva attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, senza applicazione dell’imposta. Le fatture erano intestate a società considerate “cartiere”, prive di dipendenti, prive di reale operatività e inadempienti agli obblighi tributari.
Attraverso questo sistema, la Am Distribution riusciva a vendere smartphone di ultima generazione “in nero”, a prezzi notevolmente più bassi rispetto a quelli di mercato, a condizione che il cliente accettasse di pagare in contanti.
Le modalità dei pagamenti e la doppia contabilità
Il procuratore di Nola, Marco Del Gaudio, ha precisato che la vendita a condizioni illecitamente vantaggiose «si concretizzava solo se il pagamento avveniva in contanti e, preferibilmente, con banconote da 100 euro».
Ai clienti veniva consegnata una sorta di “bolletta” priva di validità fiscale, molto simile a uno scontrino, prodotta tramite un apposito software gestionale, nella quale compariva il codice Imei del telefonino acquistato.
Grazie a questa doppia contabilità, la società era in grado di giustificare l’uscita della merce dal magazzino, monitorare le vendite e garantire la sostituzione dei prodotti in caso di necessità.
I beni sequestrati: dallo yacht all’immobile di Gianturco
Il gip del Tribunale di Nola ha disposto il sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 5.740.561 euro.
Tra i beni finiti sotto sequestro figurano:
- un immobile a Napoli, nel quartiere Gianturco;
- uno yacht di 16,5 metri, risultato intestato fittiziamente a terzi.
Il provvedimento, come precisato nel comunicato ufficiale della Guardia di Finanza, è una misura cautelare reale, soggetta a impugnazione. Gli indagati restano presunti innocenti fino a sentenza definitiva.
Il comunicato della Guardia di Finanza
In una nota, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno spiegato: «Le indagini sono relative a una frode all’Iva realizzata mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, senza applicazione dell’imposta, nei confronti di società “cartiere”. Le false fatture e l’evasione dell’Iva erano funzionali a giustificare contabilmente le vendite “in nero” effettuate a privati consumatori a prezzi significativamente inferiori rispetto a quelli proposti dalla Grande Distribuzione Organizzata e dalle stesse società produttrici».
Un passaggio del comunicato entra nel dettaglio dei prezzi: «Ad esempio, per uno smartphone di ultima generazione, il prezzo proposto al pubblico era inferiore anche di 400 euro rispetto a quelli mediamente praticati sul mercato».
L’anomala crescita e l’impero social
La Am Distribution pubblicizzava quotidianamente i propri prodotti sui social, in particolare su TikTok, dove la promozione dei dispositivi di ultima generazione attirava migliaia di utenti. Proprio la forte presenza online ha contribuito a far emergere il caso mediatico, unita alla rapida e sospetta espansione del fatturato.
Il quadro ricostruito dagli inquirenti racconta di un’attività apparentemente prospera, che nascondeva però una struttura contabile parallela e rapporti commerciali con società prive di reale consistenza.









