Si scioglie il sangue di San Gennaro, applauso in Duomo e appelli di pace dalla cattedrale

La celebrazione nel Duomo ha intrecciato tradizione e attualità: dalle parole del cardinale Battaglia agli appelli internazionali per Gaza e Ucraina, fino al messaggio del parroco di Gaza

Si è ripetuto nel Duomo di Napoli il rito che ogni anno richiama fedeli e cittadini: alle 10:08 è stato annunciato che la reliquia del sangue di San Gennaro è stata trovata completamente liquida e la notizia è stata accolta da un lungo applauso. L’annuncio ufficiale è stato pronunciato dall’abate della Cappella del Tesoro, monsignor Vincenzo De Gregorio, e la scena è stata accompagnata dallo sventolio del fazzoletto bianco a segnalare la conclusione del prodigio.

Il momento del miracolo e il rito nel duomo

Alle 10:08 l’abate della Cappella del Tesoro ha comunicato l’esito osservato sulla teca contenente l’ampolla del santo. «Abbiamo la gioia di annunciare che la reliquia è stata trovata completamente liquida», ha detto monsignor Vincenzo De Gregorio. Al gesto è seguito lo sventolio del fazzoletto bianco da parte di un componente della Deputazione del Tesoro di San Gennaro, rito che sancisce pubblicamente la manifestazione del fenomeno e che ogni volta richiama una partecipazione intensa dei presenti.

La presenza civile e gli applausi della città

La notizia ha raccolto in Duomo una folla composta da fedeli, autorità e cittadini: l’annuncio è stato accolto da un lunga applauso e da un clima di commozione. La cerimonia, oltre al valore religioso e devozionale, ha funzionato da momento comunitario in cui si sono intrecciate preghiera, memoria e sollecitazioni civili.

Le parole del sindaco e il post pubblico

Dalla politica locale è arrivato un messaggio che ha interpretato il momento come occasione di unità cittadina. In un post ufficiale il sindaco Gaetano Manfredi ha scritto: «Oggi Napoli si è fermata, trepidante, in attesa che il miracolo di San Gennaro si rinnovasse. Il sangue si è sciolto! Un momento che unisce, commuove e ci ricorda chi siamo: una comunità che sa stringersi anche nei tempi più duri. A questo segno antico e sempre nuovo affidiamo la nostra città e tutto il mondo: la pace che invochiamo per Gaza, l’Ucraina e tutti i luoghi di sofferenza; il lavoro che cerchiamo di creare per i nostri giovani; lo sviluppo economico e sociale che serve a ridurre le disuguaglianze. Forte e giusto l’appello di Don Mimmo in Duomo alla politica come artigiani del futuro. Un futuro da costruire insieme, con coraggio e speranza». Questo intervento istituzionale ha legato la dimensione devozionale a richieste concrete di impegno sociale e solidarietà verso le aree di crisi.

L’omelia del cardinale Battaglia: il sangue come appello universale

L’arcivescovo di Napoli, cardinale Domenico Battaglia, ha usato parole forti e suggestive durante l’omelia, collegando il rito antico alle emergenze contemporanee. Ha dichiarato che «il sangue è un linguaggio che tutti capiamo e che chiede conto a tutti» e ha proseguito: «Il sangue di Gennaro si mescola idealmente al sangue versato in Palestina, come in Ucraina e in ogni terra ferita dove la violenza si crede onnipotente e invece è solo rumore. Il sangue è sacro: ogni goccia innocente è un sacramento rovesciato». Il cardinale ha pregato perché il peso di ogni ferita sia sentito e non esonerato dalla responsabilità collettiva: «Se potessi, raccoglierei in un’ampolla il sangue di ogni vittima, bambini, donne, uomini di ogni popolo, e lo esporrei qui… perché la preghiera senta il peso di ogni ferita e non scivoli via».

L’appello diretto e le parole rivolte a israeliani e alla comunità internazionale

Nel corso dell’intervento il cardinale ha lanciato un appello esplicito: «Ti chiamo col nome con cui la Scrittura convoca il cuore all’essenziale: Ascolta. Cessa di versare sangue palestinese». Battaglia ha chiesto la cessazione degli assedi e delle rappresaglie, l’apertura dei valichi per consentire cure e aiuti, e ha definito la sicurezza che calpesta un popolo come una finzione destinata a consumarsi: «La sicurezza che calpesta un popolo non è sicurezza: è un incendio che, prima o poi, brucia la mano che credeva di domarlo».

Le parole di don Mimmo Battaglia e il richiamo alla grandezza morale

Dal pulpito della cattedrale è arrivata anche la voce di Don Mimmo (cardinale Battaglia), con esortazioni che hanno toccato corde emotive forti: «So il peso del tuo lutto, le ferite che porti nella carne e nella coscienza… Ogni terrorismo è un sacrilegio, ogni sequestro un’ombra sull’umano, ogni razzo contro civili un peccato che grida, ma oggi, davanti al sangue del martire, ti chiamo per nome: tu, Israele, fermati. Apri i valichi, lascia passare cure e pane, sospendi il fuoco che non distingue e moltiplica gli orfani. Non ti chiedo debolezza: ti chiedo grandezza, la grandezza di chi arresta la propria forza quando la forza profana la giustizia; di chi riconosce che l’unica vittoria che salva è quella sulla vendetta».

Testimonianze e messaggi da gaza

Nel corso della celebrazione è stato citato un video messaggio di padre Gabriel, parroco di Gaza, che ha descritto la situazione sul terreno e ringraziato chi presta aiuto: «Salve a tutti i presenti, vi ringrazio per quello che continuate a fare. La pace è un dono. Con i sacrifici e la conversione tutti possiamo collaborare alla pace. La pace è possibile, non è un’utopia. Vi ringrazio per l’aiuto che ci state dando. La situazione è grave lungo la striscia a causa dei bombardamenti. Sono stati uccisi più di 18mila bambini nel corso di questa guerra. Migliaia di feriti e ammalati ancora non hanno trovato la possibilità di una cura. Le armi hanno preso il sopravvento. Vi ringrazio tutti per quello che fate». Queste parole sono state richiamate durante la celebrazione per collegare la dimensione locale del rito alla realtà di sofferenze che coinvolgono comunità lontane.

Il valore simbolico: dalla devozione alla responsabilità collettiva

La manifestazione nel Duomo ha avuto quindi una doppia valenza: da un lato il mantenimento della tradizione devozionale legata a San Gennaro, con riti consolidati come l’annuncio ufficiale e lo sventolio del fazzoletto; dall’altro l’uso simbolico del momento per richiamare la coscienza pubblica su crisi umanitarie e politiche internazionali. L’evento è stato quindi spazio di preghiera, commozione e appello civile.

Reazioni e atmosfera alla fine della celebrazione

Al termine dell’annuncio e degli interventi, la piazza attorno al Duomo e l’interno della cattedrale hanno vissuto momenti di intensa emozione: fedeli che hanno pregato, autorità che hanno testimoniato la presenza istituzionale e cittadina, e una risonanza mediatica che ha rilanciato gli appelli pronunciati durante la celebrazione. L’eco delle parole del cardinale e del richiamo alla pace ha oltrepassato il contesto strettamente religioso, inserendosi nel dibattito pubblico cittadino.

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