Una vera e propria holding del crimine digitale con quartier generale a Torre del Greco, braccia operative tra Napoli, Caserta e Salerno e un giro d’affari vicino al milione di euro. È quanto emerso dall’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Genova, con il supporto della Sezione Criptovalute e dei Nas di Napoli e Salerno, che ha portato alla luce un sistema criminale ramificato, specializzato in truffe informatiche, riciclaggio e produzione di sostanze anabolizzanti.
La frode da 113mila euro e la scoperta della rete
L’indagine è partita dalla denuncia di un cittadino di Genova, vittima nel dicembre 2023 di una truffa da 113.000 euro. Attraverso la tecnica dello smishing – SMS truffaldini spacciati per comunicazioni bancarie – l’uomo era stato convinto a trasferire denaro su conti controllati dall’organizzazione.
Le indagini hanno rivelato una struttura organizzata e stabile, con 21 indagati: 18 attivi tra Napoli, Salerno e Caserta, e otto “specialisti” di Torre del Greco con ruoli centrali.
I vertici e la centrale operativa
Secondo gli inquirenti, ai vertici del gruppo c’erano tre “pirati del web” torresi:
- A.S.U., 37 anni,
- D.U., appena 18 anni,
- L.M., 30 anni.
Con loro, anche i titolari di un negozio di materiale informatico del quartiere Sant’Antonio, P.P. (41 anni) e A.T.P. (35 anni), che fungevano da punto di riferimento per la “monetizzazione” dei proventi attraverso compravendite di criptovalute.
Le perquisizioni hanno portato al sequestro di un vero tesoro illecito:
- 960.000 euro in contanti,
- 31.000 euro in criptovalute (Bitcoin, Ethereum, USDT),
- 50 cellulari e 50 SIM card,
- carte di credito intestate a prestanome,
- gioielli in oro per 25.000 euro,
- oltre a un jammer e a rilevatori di frequenze per proteggere la base da intercettazioni.
Il laboratorio degli anabolizzanti
L’inchiesta ha fatto emergere anche un’altra attività parallela: uno degli indagati aveva allestito un laboratorio per la produzione di sostanze anabolizzanti, sequestrato insieme a farmaci, attrezzature e materiale chimico.
Una filiera del crimine digitale
La zona tra via Carbolillo e Sant’Antonio è stata individuata come il cuore pulsante dell’organizzazione, già nota alle forze dell’ordine per attività simili. Gli investigatori parlano di una vera e propria “filiera del cybercrime”, capace di operare sotto la copertura di attività commerciali lecite, con strumenti tecnologici avanzati e una struttura altamente professionale.
L’allarme degli inquirenti
La Procura di Napoli, che coordina le indagini, sottolinea come Torre del Greco sia ormai diventata un hub del crimine informatico nel Sud Italia, con gruppi capaci di sfruttare le nuove tecnologie per colpire vittime in tutto il Paese.
Un segnale preoccupante che, oltre al danno economico, mette in luce la capacità delle nuove mafie digitali di infiltrarsi nei territori, costruendo economie parallele e nascondendosi dietro attività apparentemente legali.