Gragnano, nuove verità sull’omicidio Cesarano: “Il delitto era stato deciso da mesi”

Emergono dettagli inquietanti sull’omicidio di Alfonso Cesarano, il 34enne pastaio freddato la sera del 29 agosto mentre rientrava a casa con il suo cane. Le ultime dichiarazioni rese ai magistrati e le indagini condotte dai carabinieri di Torre Annunziata, sotto il coordinamento della DDA di Napoli, delineano un quadro fatto di pianificazione meticolosa, moventi di sangue e possibili legami con i clan dei Monti Lattari.

I presunti sicari, Aniello Mirante e Salvatore Bifulco, avrebbero ammesso che l’agguato non fu un’azione improvvisata, ma un piano costruito nei dettagli: orari, tragitti, modalità e fasi esecutive. «Il delitto era stato deciso da mesi», avrebbero dichiarato, confermando l’esistenza di sopralluoghi e contatti esterni al gruppo operativo.

Nelle perquisizioni è stato rinvenuto anche un tesoretto di circa 4.000 euro in contanti, nascosti in casa di uno degli indagati, insieme ad altri elementi che rafforzano la ricostruzione investigativa.

Gli inquirenti hanno individuato un garage in via Andreulli a Boscoreale come base logistica del gruppo, usata per pianificare l’azione e, secondo gli atti, anche per occultare il veicolo dell’agguato.

Il movente emergerebbe da un regolamento di conti interno agli ambienti criminali: Cesarano era ritenuto vicino al clan Di Martino dei Monti Lattari e la sua morte sarebbe stata decisa come punizione definitiva, dopo precedenti tentativi falliti di eliminarlo.

Tre i fermati: i due presunti killer e un terzo indagato, accusato di aver fornito supporto logistico. A loro carico, le accuse sono pesantissime: omicidio aggravato dal metodo mafioso e partecipazione a organizzazione criminale.

Tra i sospettati figura anche Rita Letizia Maugeri, 49 anni, incensurata, che secondo gli investigatori avrebbe fornito appoggio logistico – dai sopralluoghi alla disponibilità di un garage.

Cesarano non era estraneo alle cronache: era agli arresti domiciliari per tentato omicidio, ma autorizzato a lavorare in un pastificio. Già nel 2023 era scampato a un agguato a colpi di kalashnikov nel quartiere Fuscoli, rimanendo ferito. Segnali di una guerra criminale che lo aveva già nel mirino.

Restano da chiarire i collegamenti con altri clan e le eventuali coperture esterne. Gli inquirenti puntano ora su:

  • analisi delle armi e delle tracce balistiche;
  • ricostruzione dei flussi finanziari;
  • intercettazioni per svelare eventuali altri complici.
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