Nella mattinata odierna la Polizia di Stato di Napoli, insieme al Servizio Centrale Anticrimine, ha dato esecuzione al decreto di amministrazione giudiziaria nei confronti della S.S. Juve Stabia S.r.l., con sede a Castellammare di Stabia.

La notizia arriva a ciel sereno visto che la squadra aveva battuto l’Avellino per 2-0 nel derby disputato al Menti sabato scorso. I tre punti avevano proiettato la Juve Stabia nelle zone nobili della classifica a quota 13 al settimo posto, in attesa della difficile trasferta di domenica prossima contro il Padova.

Il provvedimento, emesso il 13 ottobre dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione, è stato adottato su proposta congiunta del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, del Procuratore della Repubblica di Napoli e del Questore di Napoli, ai sensi dell’art. 34 del d.lgs. 159/2011 (Codice Antimafia).

L’indagine, frutto di una lunga attività investigativa e patrimoniale, ha permesso di accertare un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan D’Alessandro, egemone nell’area stabiese.

Secondo quanto emerso, diversi servizi legati all’attività della squadra – tra cui sicurezza, ticketing, bouvetteria, pulizie, servizi sanitari e trasporto della prima squadra – sarebbero stati nel tempo affidati a imprese e soggetti contigui al clan.

La società, pur nel nuovo assetto proprietario, avrebbe mantenuto relazioni economiche di vecchia data, già sottoposte a condizionamento mafioso e prive di adeguati controlli e procedure di prevenzione.

Durante una verifica avvenuta in occasione della partita Juve Stabia–Bari del 9 febbraio 2025, i poliziotti del Commissariato di Castellammare avrebbero accertato la presenza, ai tornelli della Curva San Marco, di un esponente del tifo organizzato già colpito da D.A.spo. con ruolo attivo nelle operazioni di filtraggio.

Anomalie simili sono state riscontrate nel servizio di biglietteria, con la vendita di ticket attraverso punti vendita sospetti e l’uso di dati anagrafici alterati, che avrebbero consentito l’accesso allo stadio anche a soggetti pregiudicati o colpiti da divieti.

Le indagini hanno inoltre documentato una stretta saldatura tra tifoseria organizzata e clan D’Alessandro, culminata anche in eventi pubblici, come la celebrazione del 29 maggio scorso organizzata dal Comune di Castellammare, durante la quale esponenti ultras con precedenti e D.A.spo. sono saliti sul palco accanto ai vertici societari e alle autorità locali.

La misura di amministrazione giudiziaria, di natura non ablativa, mira a ripristinare la legalità e la trasparenza nella gestione del club, interrompendo ogni circuito di agevolazione mafiosa e restituendo alla società autonomia e correttezza operativa.

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